Resistenza è partecipazione: lettera a un partigiano

Caro Partigiano, sono passati 71 anni da quel giorno, ma la Liberazione è ormai occupata da diverso tempo. Hai dato tutto, caro Partigiano, forse troppo ad un futuro sì meschino e sibillino. Un futuro che, se fossi ancora qui, stenteresti a riconoscere. Qualora ricordassi il primo articolo della Costituzione pensato e redatto dai tuoi Compagni e Padri Costituenti, dovresti fare i conti con un presente in cui il lavoro non c’è, sopratutto per i giovani, come te, per i quali ti sei battuto.
Caro Partigiano, tu che liberasti la tua Patria dal nemico interno ed esterno, sappi che Essa è ottenebrata dai demoni che la governano. Uno tra i primi, colui il quale per vent’anni l’ha traghettata verso lidi di dantesca memoria, è ora ai Servizi sociali ad assistere anziani.
Caro Partigiano, cosa dirti della Sinistra? Quella da te sognata e professata ormai non c’è più. Ha abbandonato la Politica con la dipartita del compagno Berlinguer. Da allora s’è data allo spettacolo. Pensa, caro amico Partigiano, che il suo attuale Segretario annuncia riforme liberali e agogna alle larghe intese.
Caro Partigiano, mi duole il cuore nel riferirti tale realtà dei fatti. Pensa a noi che dobbiamo viverla. Son anni che, d’ogni 25 aprile, i politici battibeccano puntualmente su “chi” ha fatto Resistenza e “chi” ha liberato l’Italia, rinnegando Storia e testimoni. Cosa dire poi della tua musicale bandiera: profanano e cantano senza cuore “Bella Ciao” ergendosi essi a eroi e liberatori della Patria, salvo poi affossarla prontamente all’occorrenza.
Caro Partigiano, non possiamo che apprendere i valori di libertà e resistenza se non mirando al passato, tant’è triste la nostra Italia. Han permesso che anche il Rosso divenisse un rosato. Un ultimo favore ti chiedo amico e Compagno: saluta i Compagni Bocca e Biagi e stringi forte Montanelli. Anche il giornalismo s’è impoverito. È rimasto solo Scalfari che, di rado, cincischia qualcosa ma per fortuna lo ascoltano in pochi.
Ti saluto, o Partigiano, cantandoti “portami via”. Giacché in qualsiasi luogo tu ti trovi è sicuramente migliore di questo.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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