CARO GIORGIO: E’ LA MAGISTRATURA, BELLEZZA!

“Gentile Presidente, si rassegni: se il suo amico Silvio è stato condannato per frode fiscale è perché ha frodato il fisco. Si chiama processo penale, non conflitto fra politica e giustizia”.

QUIRINALE,ABBASSARE TENSIONI O LEGISLATURA E'A RISCHIO +

Con queste parole, com’è nel suo stile, il vice direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, ha sintetizzato la recente contrapposizione dialettica generata dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, a riguardo della sentenza del processo Mediaset-Berlusconi. Dichiarazioni, quest’ultime, che portano alla nostra Italia i riflessi d’una Repubblica di tipo presidenziale e non democratica e che non smentiscono affatto le dichiarazioni di Travaglio, neanche quando attribuisce a Napolitano l’appellativo di “re Giorgio”. In tale contesto, l’intervento dell’ Associazione Nazionale Magistrati è parso più che dovuto considerate le posizioni assunte dal Capo dello Stato. Difatti, il consiglio direttivo ha votato ad unanimità un documento nel quale si chiede pieno rispetto nei riguardi dei magistrati che, come sempre, cercano di fare il loro mestiere: assicurare alla giustizia chi viola la legge. Dovrebbe essere un fattore normale quest’ultimo. Purtroppo spesso e volentieri ci si dimentica che nel paese Italia i connotati della normalità sono ormai un lontano ricordo. Così come normali e dovutissime sono state le parole di Alessandra Galli, presidente del collegio d’appello del processo Mediaset-berlusconi e che il Fatto Quotidiano ha riportato nell’edizione di domenica 22 settembre:

Chiediamo rispetto, a tutela dello Stato di diritto, per il ruolo e la collocazione della magistratura. Essa, nell’adempimento dei propri compiti istituzionali, non è, e non può essere impegnata in alcuna contrapposizione. Ci chiedono di imbavagliarci, c’è una lesione forte del nostro diritto.”

In qualsiasi altro Paese evoluto e democratico sarebbero le parole della Galli ad apparire fuori luogo, poiché non vi sarebbe ragione di ostruire il lavoro della magistratura dinanzi, tra l’altro, ad una sentenza così chiara ed inequivocabile come quella del processo Mediaset. Eppure è questa la nostra Italia: un paese in cui si invertono le parti tra guardie e ladri ed in cui un Capo dello Stato, piuttosto che essere imparziale, butta fiato sul collo dei magistrati isolandoli e dando, in tal modo, manforte alla politica. Un modo come un altro per imbavagliare la giustizia e per spostare i pensieri dell’opinione pubblica verso la non soluzione del problema.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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