Caso Brexit: l’Europa che (non) vorrei

ClvHRugWMAAD3jgSono pazzi questi britannici. E’ inutile dirlo. Nelle ultime 48 ore si è assistito ad un fenomeno molto caro, ormai, al mondo dei social network. In episodi “epocali” come il caso Brexit, l’unione (degli account, non quella europea) si stringe a coorte: lauree ad honorem in politica estera, corsi di specializzazione in politologia da bar/pizzeria vengono erogate con generosità disarmante. Sopratutto se la commissione interna è eretta dagli stessi leoni da tastiera. Due i fronti contrapposti: gli estremi denigratori dei votanti (un po’ come gli umili dell’effetto “ciaone” piddino) e gli amanti antieuro che hanno gridato al miracolo. In primis quel genio da premio oscar che risponde al nome di Salvini.
Nella via del mezzo, sono/siamo in pochi. Lo ha detto bene Enrico Mentana tramite il suo profilo Facebook: “Ma è proprio fuori dall’idea di democrazia criticare la scelta dell’elettorato britannico: quando si da la parola al popolo sovrano se ne accetta il responso, e si riflette.” Ed è proprio da questo punto che si dovrebbe partire: da una riflessione accurata e “discreta”, senza sensazionalismi. Non sono un attento lettore delle vicende europee, Brexit a parte e poche altre. Diciamo che analizzare quotidianamente i disastri italiani già sfianca in partenza.
Ciò che potrebbe scaturire da un riflessione a posteriori è che l’Unione europea dovrebbe, dopo l’unicum rappresentato dall’uscita britannica, fare un dignitoso ed umile mea culpa.
L’UE non è perfetta, non è l’ancora di salvezza del Continente, né la rappresentazione più democratica della gestione unificata della moneta unica. Anzi, a tratti è egemonica ed autarchica come pochi.
Sia da giornalista, che da Salentino ho purtroppo in mente una delle vicende più recenti e drammatiche di quanto l’UE imponga senza remore né dietrologie le proprie decisioni.
Il caso xylella  è stata una triste testimonianza di quanto l’assetto politico europeo possa decidere in modo autonomo (scevro da ogni intervento pubblico dei cittadini sulle decisioni di policy) e quasi immediato.
Ecco, se si dovesse esprimere una connotazione negativa sull’Unione che (non) vorrei è proprio questa. Accanto al caso xylella, tra l’altro, ci sono ben altre questioni da rivedere che abbracciano decisioni e territori ben più ampi, sopratutto in ambito economico. Se la xylella è stato, oltre al miserrimo esempio di corruzione locale, anche e sopratutto l’effettiva verifica del modus operandi europeo, è preferibile passare oltre e cambiare direzione. Se tale devono essere, quindi, i continui interventi sugli Stati facenti parte è preferibile pertanto che l’UE utilizzi il monito britannico non solo come ammutinamento, ma come revisione per se stessa del pugno di ferro che da non poco tempo ha manifestato in più occasioni. E non è da intendersi la Germania che, checché se ne dica ha un Governo che fa esclusivamente gli interessi del proprio popolo (a differenza della bambagia italiana): sono da intendersi potenze lobbistiche note e non note che muovono e gestiscono le logiche e gli interessi di pochi. Come sempre, d’altronde.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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