Caso Siri: Conte conta

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“Le dimissioni o si danno o non si danno”
Così il premier Conte scongela la situazione venutasi a creare sul caso Siri.
Dopo una empasse durata settimane, in cui Conte ha dovuto fare i conti (inevitabile gioco di parole, pardon) con l’altro contraente del contratto di Governo: Matteo Salvini.
Nonostante nel tardo pomeriggio di ieri, Siri ha anticipato la conferenza stampa del presidente del Consiglio, Conte è successivamente intervenuto per ammonire il sottosegretario leghista.

Conte ha tenuto a precisare ed a scindere le due vicende che riguardano Siri: un conto è l’inchiesta per la quale è indagato (e per la quale si attenderà il corso della magistratura), un altro è il rapporto istituzionale tramite il quale avrebbe favorito un suo amico.
Al contempo, Conte ha richiamato le due parti: la Lega (alla quale ricorda che l’atto di richiesta delle dimissioni di Siri, non è una minaccia alla stabilità del Governo), ed il Movimento Cinque Stelle (al quale chiede di non speculare politicamente sulla vicenda).

Ora, il Salvimaio può più piacere o meno, eppure una cosa è ormai oggettiva e inequivocabile (soprattutto dopo la conferenza stampa di ieri):
Conte conta.
Duole dirlo, in special modo ai pensatori che sui giornaloni e sui social, hanno finora raffigurato Conte come l’ombra del Governo e del Salvimaio tutto.
Nella conferenza di ieri, Conte ha invece fatto il suo lavoro, facendo valere la sua immagine etica ed istituzionale: l’etica è essenziale e gli interessi dei cittadini contano più dei rapporti politici e familistici.
Quindi è giusto che i cari Gramellini, Giannini, Franco, Bechis, De Angelis e compagnia cantando sappiano una cosa:
Conte conta. Rassegnatevi.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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