Flatlandia: il vangelo della quarta dimensione

“Flatlandia – racconto fantastico a più dimensioni“. Si possono trarre mille chiavi di lettura dal celebre romanzo di Abbott, un capolavoro della letteratura ottocentesca; un romanzo che potrebbe campeggiare negli scaffali del genere distopico, prima dell’avvento di Orwell e Bradbury.

Flatlandia

Il vangelo della quarta dimensione

Lo scrittore ci narra di una società che alberga in un mondo a due dimensioni: “Flatlandia”. Qui, gli individui sono suddivisi in classi a seconda della loro forma geometrica: triangoli, quadrati, esagoni ecc…Vige dunque una “legge sociale” imprescindibile e paurosamente biologica. Il prestigio di una classe e l’intelligenza vanno di pari passo con l’aumentare del numero di lati di un individuo. Da qui le discriminazioni, i triangoli sono militari, operai, povera gente, le donne dei segmenti di retta, prive di qualunque ruolo salvo la procreazione, infine i poligoni ad n lati (con n arbitrariamente grande) ed i cerchi la classe dominante e religiosa.

Flatlandia recensione

Ipercubi ed ipersfere

Il libro, inoltre, affronta la natura del nostro spazio attraverso un esercizio mentale che viene proposto al lettore. Cosa accadrebbe se vivessimo in un piano ed un solido venisse a farci visita? Cosa vedremmo? Vedremmo le sue sezioni che, a seconda del moto del nostro visitatore, ci apparirebbero anch’esse “in moto”. Vedremmo, dunque, una figura piana che cambia continuamente la sua forma nel tempo. Viene così indotta l’intrigante analogia, immaginare una quarta dimensione: ipercubi ed ipersfere.
Il protagonista, uno scettico quadrato, è l’ingenuo testimone dell’arretratezza culturale del suo mondo, delle infondate certezze, di quella morale bidimensionale che viene considerata l’unica e quella giusta.

Avere fede nella Terza Dimensione

Il caparbio abitante della Flatlandia dovrà però ritrattare le sue convinzioni grazie alla scoperta dell’esistenza di una terza dimensione che, in forma allegorica, rappresenta la crescita intellettuale e catartica: guardare la realtà da una prospettiva differente, senza abbrancarsi ai dettami imposti. Scuotere le più inamovibili certezze. Forse è questa l’unica morale che andrebbe perseguita: “Avere fede nella terza dimensione”.
Arrivai ad esortare tutto l’uditorio a spogliarsi dei pregiudizi e diventare credenti nella Terza Dimensione”.

Michele De Lorenzo

Ingegnere meccanico, accanito cinefilo, appassionato di letteratura, filosofia e musica.

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