Da Gabanelli al bavaglio su intercettazioni: fumata nera per l’informazione

Giorno nero per l’informazione italiana, e non solo. Da un lato il recente caso scatenato dall’autosospensione di Milena Gabanelli dalla conduzione di RaiNews24, dall’altro il recentissimo decreto legislativo preparato dal ministro Orlando che vieta la pubblicazione integrale del contenuto delle intercettazioni. Di esse, i giornalisti dovrebbero soltanto riportarne il “tema” e l’oggetto della discussione. Mossa simile già tentata da B. Solo che allora B. era il nemico (l’unico) dei comunisti, dei sinistroidi, dei girotondini. Ora che sono gli stessi esponenti di “sinistra” (o presunta tale) ad annunciare un’azione governativa non dissimile dagli intenti mostrati dai berlusconiani tutto tace. Sommessamente, occultamente.
Giusto l’altro giorno, nel commentare il titolo di “Libero” si era detto che l’informazione italiana è “libera”, ma al contrario: titolare con prese di posizione xenofobe e non inerenti la realtà è concesso; permettere ad un giornalista libero di fare il proprio mestiere no.
Prendiamo il caso Gabanelli: è giusto la sua autosospensione? Ovvio che sì. Mettere il proprio volto (noto agli spettatori avidi di informazione libera e senza filtri, ma noto anche ai politici vari cui la giornalista ha più volte pestato i piedi) ed il proprio nome su un prodotto a “scatola chiusa”, senza avere la minima possibilità di controllarne la qualità è inaccettabile per ogni giornalista che si rispetti. Figuriamoci per una professionista come Milena Gabanelli. La RAI, che ormai nulla ha a che fare con quello che dovrebbe essere un servizio pubblico propriamente detto, aveva già provato un approccio similare con Michele Santoro (prima che lo stesso abbandonasse viale Mazzini) ed il suo Annozero: ogni puntata doveva essere preventivamente sottoposta al visto censura prima della messa in onda.
Prendiamo il caso “bavaglio” dei renziani: la presentazione del decreto legislativo che potenzialmente potrebbe silenziare le inchieste più importanti, cade nel periodo più delicato per il segretario PD Matteo Renzi. L’inchiesta Consip salterebbe immediatamente, giacché fondamentali sono state le intercettazioni fatte su Renzi senior, padre di Matteo, e gli altri attori e comparse del caso in questione.
Pertanto, quando si parla di “libertà” dell’informazione in Italia, si devono fare alcuni netti e concreti distinguo.
Attendiamo con ansia coloro i quali si indignarono in epoca berlusconiana per gli abusi di potere del premier quando soleva chiamare in diretta le trasmissioni a lui sgradite.
Per il resto, la RAI può stare tranquilla: rimangono sempre Fabio Fazio e Bruno Vespa.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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