GIORNATA DELLA MEMORIA:UN MOMENTO PER RICORDARE

TORCHIAROLO – La giornata della memoria deve servire a risvegliare le coscienze, per comprendere che mai come oggi la società vive una vera emergenza educativa e che davanti al vuoto educativo. Occorre reagire per sconfiggere il relativismo imperante.
L’emergenza educativa è sicuramente una delle sfide più importanti della nostra epoca, ritenendo che la cultura prevalente sia troppo permissiva o neutra per poter adeguatamente accompagnare soprattutto i giovani nei compiti dello sviluppo proprio e degli altri. La società di oggi è così segnata dal relativismo morale, dal pensiero debole, dal venir meno dei riferimenti valoriali fondanti, da orientare le persone (i giovani in particolare) a scelte di basso profilo che condizionano la vita individuale e quella sociale. La difficoltà nella trasmissione dei valori e nel passaggio del testimone tra le generazioni è uno dei punti più delicati e controversi della nostra esperienza sociale.
La stessa Chiesa (preoccupata dall’incalzare del relativismo), lo stesso stato, hanno invitato mondo cattolico e la società tutta a farsi carico di un nuovo impegno educativo, lanciando una vera e propria campagna di mobilitazione di lunga durata (orientamenti pastorali per i prossimi dieci anni – episcopato italiano) per colmare il vuoto educativo.
Negli orientamenti pastorali dell’episcopato italiano in particolare si legge infatti che “educare significa ricomporre un “IO” spesso diviso tra mente e affetti, tra corpo e spirito, tra conoscenza ed emozioni, che non è sufficiente in questo campo affidarsi alle sole tecniche, senza mirare a una profonda conversione del cuore; che occorre proporre ai giovani (con la testimonianza del proprio stile di vita) grandi valori e mete impegnative, superando l’idea che in tal modo non si rispetti la loro libertà. Occorre capire che c’è assoluto bisogno di testimoni; il testimone e’ colui che vive sulla propria pelle, col proprio stile di vita il cammino e il progetto che propone. Tutto ciò per evitare che prevalgano altri modelli di vita, centrati solo sull’apparenza e sull’evasione, sul disimpegno e sull’individualismo. Occorre un’alleanza educativa, perché famiglia, parrocchia, scuola, istituzioni e le “agenzie educative” presenti sul territorio, col mondo del lavoro e della comunicazione, operino verso lo stesso fine. Sicuramente sono bei principi che occorre riempire con proposte concrete o formule (come per esempio gli oratori) capaci di concretizzare le grandi idee. Il cammino è sicuramente lungo e impegnativo che reclama l’impegno e l’attenzione di tutti (specie di quelli che rivestono ruoli e funzioni pubbliche) e molti apporti al riguardo possono e debbono venire da quanti vivono la sfida educativa ogni giorno a contatto con le nuove generazioni … a partire dalla Famiglia che, come sosteneva Giovanni Paolo II, deve necessariamente svegliarsi se non vuole cadere nel baratro della rassegnazione. Sicuramente consola pensare con ottimismo al futuro consapevoli che “ sin quando ci saranno persone capaci di far zampillare nel deserto umano dei nostri giorni “sorgenti d’infinito” non morirà mai la speranza”. Non a caso bisogna essere coscienti che “le gemme che spuntano sui rampi valgono molto più delle foglie che cadono” .

centro studi Don Luigi Sturzo, Torchiarolo

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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