Goodbye Giorgio: tutti gli “sgarbi” del presidente

giorgio napolitano jokerGoooodmooorniiing Napolitan!” Si conclude oggi una delle parentesi più controverse, grigie ed anomale della politica italiana: il secondo mandato di Re Giorgio. Per quanto sia stato uno dei più criticati e criticabili presidenti che la Repubblica italiana ricordi, ciò che ha fatto più discutere da due anni a questa parte e la proroga ipocritamente forzata di Napolitano. Lui, povero ostaggio degli incompetenti politici e politicanti nostrani, non ha potuto far altro che accettare malamente di restare un altro po’ sulla sua seggiola. Niente di più falso: 1) avrebbe potuto sia rifiutare  il secondo mandato, 2) avrebbe potuto obbligare i partiti a continuare a votare per l’elezione del capo dello Stato. Niente di tutto ciò. Lacrime agli occhi è perdurato. Di Giorgio “Re” Napolitano si potrebbero elencare decine e decine di errori, sbagli, omissioni: dalla sua mania di firmare qualsiasi cosa (leggi su scudo fiscale, su condono, riforma della [in]giustizia, legge Fornero, legittimo impedimento, lodo Alfano, sblocca Italia, Job Act), sino alla voglia di matta di trasformarsi da arbitro ad allenatore calcistico della squadra di turno (vedesi Berlusconi, un po’ il loden Monti, poi Renzi) con i suoi moniti divenuti più famosi delle riprese satiriche di Crozza. Tra i tanti “sgarbi” presidenziali cui abbiamo assistito, vogliamo ricordare la defenestrazione montiana forse l’anomalia democratica più eclatante. Correva l’anno 2012. Il giorno 7 dicembre B. manda avanti l’allora araldo Angelino Alfano con una dichiarazione alla Camera: “Consideriamo conclusa l’esperienza di questo governo” che, a quei tempi, veniva tradotto in: garantiamo a Monti la legge di stabilità, poi “chi s’è visto s’è visto” (per dirla alla Maccio Capatonda). Monti sale al Colle, visto che considerava quella comunicazione quale atto di sfiducia. Nella Repubblica italiana sarebbe dovuto succedere questo: il capo dello Stato manda indietro il presidente del Consiglio alla Camera per chiedere la fiducia e tornare da lui qualora, e solo qualora, non l’avesse ottenuta. Nella Repubblica delle banane, invece è successo questo: Napolitano ha accettato le dimissioni del prof. Monti aprendo in tal modo una crepa extraparlamentare che avrebbe portato di lì a poco allo scioglimento delle Camere. giorgio napolitano metro goldwyn mayerL’excursus finale montiano lo conosciamo: il 4 gennaio 2013 Monti presenta Scelta civica al fianco di Fli ed Udc.
Ad oggi, non importano i metri percorsi da Napolitano tra Colle e focolare domestico, quanto ciò che accadrà da qui al futuro più prossimo. Diciamocelo, noi italiani abbiamo spalle larghe in merito: dopo l’autolesionismo del PD ed i franchi tiratori, le vergogne della destra di B. e la relativa mancata elezione di Rodotà, ci si può aspettare di tutto. Poi è chiaro, la colpa è sempre del marchese del “Grillo” che (fortunatamente) messo in panchina da Di Battista & co mangia la sua scotola di cioccolatini. Come dargli torto. Qui in Italia non sai mai quello che ti capita.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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