IRON MAN O IRON GAG? TERZO CAPITOLO DELLA TRILOGIA

 

Genere: Fantastico
Attori: Robert Downey Jr. , Gwyneth Paltrow, Don Cheadle, Guy Pearce, Ben Kingsley, Jon Favreau
Regista: Shane Black
Musiche: Brian Tyler
Anno: 2013
Durata: 130 min
Voto:* ½

Iron-Man-3

 

Tony Stark (Robert Downey Jr.), alias Iron Man, si trova a fronteggiare l’ennesima minaccia, questa volta proveniente dal Medio Oriente. Il Mandarino (Ben Kingsley), un terribile terrorista privo di scrupoli, semina panico e morte con una serie di attentati in America, suo obiettivo finale far cadere il Presidente degli Stati Uniti. Servendosi dello scienziato Aldrich Killian (Guy Pearce) e di un’arma genetica che modifica le strutture di DNA , si è dotato di un esercito di mutanti con strani poteri ma dovrà fare i conti con Iron Man.
Armatura ammaccata per Iron Man in questo terzo capitolo della trilogia: troppi spunti e pochi sviluppi.
Come ogni terzo capitolo sui supereroi la formula adoperata è la stessa, evocare fantasmi del passato e mettere in discussione l’eroicità del protagonista (come in spider-man, x-men e batman). Impresa ardua per i registi che, molto spesso, applicando la formula, senza chiedersi troppi perché, sfociano nella ripetitività e nella banalità.
Nel film è presente una scena in cui l’ex guardia del corpo di Tony Stark, Happy Hogan (Jon Favreau, regista dei film precedenti) viene pestato a sangue dai nuovi cattivi; tale scena è la metafora perfetta per l’intero film, in quanto questo pestaggio metaforico calpesta il discreto lavoro fatto in precedenza da Favreau.
La sceneggiatura, sgangherata e dilettantesca, non racconta bene la “crisi dell’Io” del protagonista e gli si sgretola sotto i piedi. La battaglia interiore, accennata solo con dei sporadici attacchi di panico, non si intreccia bene con la storia e con i vari personaggi, nonostante la bravura recitativa dell’attore.
Indubbiamente senza il glorioso Robert Downey Jr, il film risulterebbe ancor meno gradevole, ma l’ironia, sparsa in tutto il film e in parte apprezzabile in quanto smorza la drammaticità degli eventi, va a scapito della tensione del film, rendendo delle importanti scene d’azione delle vere e proprie barzellette.

La scelta di “portare al cinema” il Mandarino, uno dei peggiori nemici di Iron Man, è sicuramente un’ottima mossa ma sfruttata male; il Mandarino viene rivisitato e stravolto risultando ridicolo, per il regista/sceneggiatore (Shane Black) replicare quella profondità tipica dei fumetti di Stan Lee è dunque un lontano miraggio. Per gli amanti dei fumetti le numerose rettifiche fatte sui nemici, a volte fondendo poteri e personaggi sono un attacco al cuore.
L’accostamento ad Al- Qaeda è evidentissimo, dalle trasmissioni tv del Mandarino ai suoi modi di fare; ma si cerca invano un realismo Nolaniano, confondendo il Mandarino con Osama Bin Laden.
Gli effetti speciali sono notevoli, memorabile la scena in cui viene distrutta casa Stark come anche il salvataggio in alta quota, queste purtroppo le sole note positive.
Assenza nostalgica della colonna sonora degli AC/DC di cui se ne sente, già dalle prime scene, la mancanza.
Furbescamente, è stato inserito nella storia un bambino (che aiuterà Tony Stark) per allungare l’interesse di pubblico e accaparrarsi così spettatori più giovani, in vista di una campagna di merchandising.
Il film ha raggiunto i 14 milioni di euro, dunque il più visto, unico obiettivo che si proponeva di raggiungere il regista; elemento che dimostra indubbiamente un successo di pubblico, in crescita esponenziale negli anni.
Annunciato sul finale, a chiare lettere e con la solita scena post titoli di coda, il seguito del film.

di Michele De Lorenzo

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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