ITALIA: BEL PAESE, BRUTTA GENTE

<< quella italiana e’ solo una razza ingegnosa ma corrotta, disonesta e dissoluta che offre un miscuglio di fascino e di disgusto >>

vignetta-berlusconi

Ci sono appartenuti da sempre questi ” simpatici” modi di dire con cui vuoi per coincidenze storiche ,vuoi per problemi sociali siamo stati bollati. Oggi raccontiamo a noi stessi, per pura ipocrisia, che eravamo senza un soldo ma amati, che i nostri nonni erano diversi dai libanesi che sbarcano sulle nostre coste, che eravamo ben accolti, elogiati ed invidiati. Quanto di più falso. La bravura dei cantanti napoletani e il calore del popolo italiano ha fruttato poco. Anzi in alcuni casi ha avuto persino l’effetto contrario. Churchill infatti, appoggiò il mito degli italiani come di “inutili suonatori d’organetto” e dell’Italia come della “puttana d’Europa”. Giudizio analogo a quello di Roosevelt  il quale ci vedeva come una semplice accozzaglia di cantanti d’opera. Immigrati fin dai tempi di Vasco de Gama, gli italiani hanno sempre avuto quella personalità cosmopolita che li ha portati, anche per ragioni economiche ,a spostarsi in qualsiasi zona del mondo che si è’ nutrita ,dal canto suo, della nostra invettiva e stravaganza. Abbiamo dato alla Francia pittori come Paul Cèzanne i cui quadri impressionisti hanno fatto il giro del mondo. Ma anche scrittori come Émile Zola che, con il suo ciclo di romanzi intitolato Rougon-Macquart, ha inaugurato la narrativa naturalista in Francia. Abbiamo dato all’australia personaggi mitici come Raffaello Carboni che, da semplice garibaldino, si è trovato a guidare  la famosa rivolta dei minatori che sarà il primo grande esempio della nascita di una democrazia nel nuovo continente. Per non parlare dell’America a cui, tralasciando il contributo dell’esploratore Cristoforo Colombo, abbiamo dato personaggi come il toscano Filippo Mazzei ,che fu uno degli ispiratori della dichiarazione d’indipendenza degli stati uniti d’America, gli scienziati e inventori Antonio Meucci e Enrico Fermi. Ma anche musicisti come Warren Henry, originario di Cassano all’ionio, Frank Sinatra. Scrittori , musicisti e atleti che hanno segnato non solo la storia del nuovo continente ma anche quella mondiale. << arriva la grande orda italiana >> ci dicevano ai tempi del grande esodo tra gli anni 1876/1976 quando ad emigrare fra i nostri furono più di 27 milioni. Ma chi ricorda la storiografia italiana ? Solo nomi del calibro di Geremia Lunardelli ,che sbarcato in Brasile si impose in pochi anni come il re del caffè ,oppure Giovanni giol ,che divenne un ricchissimo imprenditore di vini. Le storie degli altri poveri << black dagoes >> ,appellativo con cui gli americani ci chiamavano, furono invece cancellate o quantomeno nascoste da chi non voleva dare agli italiani il quadro reale della loro situazione all’estero. Nulla, almeno durante il ventennio fascista, che informasse la cittadinanza dei fenomeni di lyncing a cui  erano soggetti i nostri emigrati. Nulla sul massacro di Tullah le cui poche foto sono state protagoniste di una recente mostra negli States : without sanctuary lyncing photography in America. << Il linciaggio, per citare la storica Jacquenlyn Dawn hall , non era uno sport praticato da rozzi contadini razzisti per ignoranza ma un vero e proprio dramma di comunità che serviva a cementare l’ordine sociale del sud >>. Un appuntamento quotidiano a cui la città era orgogliosa di partecipare. I romani si divertivano guardando  gli spettacoli di gladiatori che si massacravano a vicenda, gli americani si divertivano a smembrare, uccidere e torturare i neri e gli immigrati. Dal 1880 al 1930 si contano almeno 3943 vittime tra cui soprattutto immigrati che, la maggior parte della volte erano italiani, la cui morte era risarcita dal gigante  americano con 2000 dollari che venivano rimborsati alle famiglie. La caccia all’italiano non si ferma solo all’America. Kalgoorlie, soprannominato il miglio d’oro, era una delle città australiane in cui il tasso di popolazione italiana superava il 70%. Sono venuti dal Piemonte, dal Fruili e dal veneto. Hanno aperto imprese, ristoranti, bar, caffè e hanno fatto soldi sbaragliando la concorrenza locale. E’ il 28 gennaio 1934 quando i nostri emigrati sono protagonisti di una delle manifestazioni di xenofobia più atroci mai avvenute nel continente. Migliaia di minatori australiani ,armati di fucili , danno l’assalto inferociti a tutti gli alberghi, i negozi e le case degli italiani. Una strage. Massacro e’ stato anche quello del natale del 1913 rievocato dalla canzone del leggendario woody gurthie” il massacro del 1913″.<< ” c’è un incendio!” / una donna grido’ : ” non c’è niente del genere !/ continuate la festa, non c’è niente del genere!”>> . Uno scherzo che valse 63 vittime soprattutto bambini  italiani. Nessuna riga rilasciata sull’argomento da alcun giornale italiano o americano che ha preferito, piuttosto, regalare agli italiani l’immagine di un’ Italia diversa, migliore.  E invece no. Siamo uguali agli emigrati che arrivano ora nel nostro paese. Ciò’ che ci differenzia e’ solo lo stacco temporale. Noi abbiamo vissuto l’esperienza prima loro la vivono adesso. Loro sono partiti per cercare fortuna, così hanno fatto i nostri nonni. Noi siamo cresciuti con il sogno che l’America fosse il paese dei balocchi, loro che l’Italia fosse una miniera d’oro , salvo poi ricredersi una volta arrivati. Ammettere ancora forme di razzismo e xenofobia in un paese che dovrebbe essere l’emblema dei diritti sociali e civili e’ intollerabile. Alla larga da tutte quelle forme di violenza gratuita cementate dall’odio razziale contro chi viene da noi con il semplice desiderio di cambiare vita. Legittimo e’ la volontà di un paese di non voler interagire con una nuova cultura discutibile e’ invece è’ l’accanirsi in tutti i modi con gente che è’ povera come noi e che viene additata come la causa di tutti i nostri mali. Una guerra fra poveri che ci ha fatto dimenticare che siamo stati accolti al grido di : ARRIVANO I CINESI LURIDI D’EUROPA.

di Mariangela Rosato

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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