LETTERA A GIOVANNI FALCONE

<< il silenzio è mafia! >>

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Caro giudice Falcone,

sono passati ormai 21 anni da quel tragico giorno. Di tempo ne è passato parecchio, eppure il suo ricordo è sempre vivo in noi. In noi attenti vigilanti, in noi ragazzi che attendono con speranza l’avvenire, in noi “sognatori” che immaginiamo uno Stato che sia degno di chiamarsi tale, in noi che auspichiamo che la mafia quel “fenomeno umano” cessi quanto prima. Negli altri e negli “alti” non sappiamo. Possiamo dire soltanto che sono passati governi, sono passate leggi ma di mafia se ne sente parlare sempre meno. E non perché quel virus sia stato debellato, anzi. Ultimamente ogni atto legislativo non ha fatto altro che alleggerire pene a chi delinque e ad appesantire l’esistenza agli onesti italiani che vivono, lottano e resistono con dignità. Scudi fiscali, condoni, prescrizioni brevi, leggi bavaglio, sono soltanto alcuni esempi di come lo Stato italiano non ha pensato ai suoi insegnamenti, al suo modo di vivere così esemplarmente ogni giorno. Fa tristezza, caro dottor Falcone, sapere che il Governo italiano parli sì di mafia ma un paio di volte l’anno e con toni sempre più pacati. Sono anni che sentiamo dire da politici, giornalisti asserviti, ministri, consiglieri regionali e comunali ed assessori che “bisogna lottare la mafia” ma mai che si deve sconfiggerla una volta per tutte. Oggi 23 maggio sentiremo, magari, qualche riflessione in più, qualche confessione, qualche discorso per commemorare la sua scomparsa. Da domani tutto tornerà come prima. Anche prima del prima, però. Gran parte dell’Italia è occupata da elezioni amministrative e sono tutti presi a far comizi elettorali piuttosto che organizzare eventi per rinnovare la poca memoria degli italiani. Domani i Tg parleranno di quanto il Governo stia lavorando a riforme per aiutare cassintegrati, disoccupati ed esodati, per poi sapere che in realtà pensa sempre più e con maggiore efficienza alle leggi bavaglio, alle leggi sui processi brevi. Tutto ciò, caro giudice Falcone, ci sconforta tanto sopratutto quando comprendiamo che la sua figura, come quella di Paolo Borsellino, Peppino Impastato e pochi altri è solo un’immagine di facciata. Nulla più. È drammaticamente curioso vedere, tra l’altro, come coloro i quali durante la sua vita le hanno voltato le spalle, adesso riempiono le loro ugole di dolci ricordi nei suoi riguardi, di tante belle esperienze vissute assieme. Lei, nel suo ultimo periodo prima di questa data commemorativa  era rimasto solo e, purtroppo, siamo rimasti soli anche noi nel ricordarla. Ma tutto questo non ci sconforta, anzi. Ci dà una ragione in più per stare uniti e lottare affinché il suo sacrificio non venga vanificato. Noi continueremo a parlare, a ricordare la sua storia. Parliamo, perché il silenzio è mafia!

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

2 commenti:

  1. Meravigliosa, questa lettera, esprime in ogni singola parola tutto ciò che ogni anno, in questa data, provo dal giorno delle stragi. Ely

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