Libertà di (dis)informazione

Poche date rimangono scolpite nella
memoria. La storia non sempre si coniuga con la “didattica”; la storia, a
volte, siamo noi a scriverla. E il 3 Ottobre è una data di quelle. Un a
manifestazione, questa, che sorge con un suo motivo non senza polemiche inutili
nonché faziose ed antidemocratiche.  Un
noto programma televisivo il cui conduttore, anch’egli altresì noto per il suo
fare giullaresco, qualche giorno fa poneva una semplice domanda che cito
testualmente:

MA DAVVERO NON SIAMO LIBERI?

Nonostante la manifesta antigiornalistica
presa di posizione e la totale assenza di giudizio imparziale (del quale il
dott. Vespa dovrebbe ricorrere ai ripari sfogliando per lo meno un dizionario),
noi siamo liberi di poter rispondere all’unisono:

NO!

L’Italia non è libera e forse non lo è
mai stata, salvo il primo periodo del secondo dopoguerra durante il quale si è
respirata pura aria democratica a pieni polmoni. Qualcuno potrebbe osare dire
che la polizia non controlla i giorna
li
(e qui un pizzico di nostalgia fascista di quando Mussolini regalava vacanze ai
confinati ci calza a pennello ), ma a volte dimentichiamo non un passato remoto
ma quello più prossimo:

 

 

  • 1994: Indro
    Montanelli è liberamente costretto ad abbandonare la redazione de “Il Giornale”
  • 2002: Editto
    bulgaro: Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi vengono accusati
    di fare un uso criminoso di giornalismo e vengono sospesi dai loro
    rispettivi programmi
  • 2004: Sabrina
    Guzzanti querelata ingiustamente da Mediaset per “gravissime menzogne e
    insinuazioni”

 

Accadde OGGI

 

 

  • Fiorello,
    noto per le sue imitazioni del premier in Viva Radio 2, viene cordialmente accompagnato all’uscio. Con
    lui và via da Mediaset un’icona storica della Tv Italiana, Mike Bongiorno,
    per un fantomatico contratto mai rinnovato. 
  • Boffo si
    dimette dalla direzione del quotidiano “Avvenire”
  • Minacciati
    di non andare in onda diversi programmi definiti di parta (il metodo di
    valutazione è tutt’ora arcano mistero) tra cui : Anno 0 (Travaglio al
    momento è esente da contratto); Parla con me e Che tempo che fa (e già,
    mica può piovere sempre su Arcore).

 

 

Minimo comun denominatore? Un noto
personaggio: un nano, un caimano, un papi. Giunto a questo punto, medito di
dovermi ricredere per un istante e ripongo la domanda di cui sopra:

MA DAVVERO NON SIAMO LIBERI?

Risposta:     NI!

Per un semplice fatto. Giornalisti e
magistrati (si veda la lettera di De Magistris a Napolitano), adempiono al loro
dovere e vengono costretti a non lavorare più. Mentre gli indagati senatori, deputati,
belpietristi con tanto di Fitto al seguito e in ultimo, udite udite, il
Cavaliere sguazzano nella corruzione e SONO LIBERI DI FARLO.

In Italia tutto questo è possibile
grazie a lui, all’unico mitico Alfano e al collega Tremonti che, con la nuova ideona
dello scudo fiscale, ora i compagni di merenda sono belli e serviti.

Che dire, SANTI SUBITO!

 

Per questo oggi, siamo chiamati a
manifestare in ogni modo ed occasioni possibili per il diritto per eccellenza:
la libertà di parola. Prendendo parte a questo momento, potremo essere certi i
aver fatto il nostro dovere di cittadini, forse COGLIONI E FARABUTTI, come
qualcuno ama apostrofarci, ma LIBERI!

 

 

Marco Marangio

fonte, “Il rifugio del poeta”

 

 

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.