Orwell – soggetto di Pierre Christin; disegni di Sébastien Verdier; con la partecipazione di André Juillard, Olivier Balez, Manu Larcenet, Blutch, Juanjo Guarnido ed Enki Bilal – pagine, 160 – rilegatura, cartonato
In principio era Eric Blair
Inutile negarlo. Il mondo delle graphic novel è in continua e costante espansione. Considerate più autorevoli degli albi a fumetti, tali vignette “in forma di prosa” cercano di ritagliarsi una buona fetta di pubblico.
Riesce pienamente nell’intento “Orwell“, la graphic novel sulla biografia di Eric Blair (più noto con lo pseudonimo di George Orwell): una immersione totale nella vita dello scrittore, giornalista, attivista, padre di quei capolavori letterari che sono “La fattoria degli animali” e “1984“.
Eric Blair: un autore simile solo a se stesso
Per questo, le capacità narrative e descrittive di Christin e Verdier regalano al lettore una immersione quasi percettiva di quella che fu la vita di Eric Blair.
Suddivisa in tre capitoli (più una ricca sezione di approfondimenti), la graphic novel ci porta indietro nel tempo: dall’infanzia del piccolo Blair, per poi passare alla sua formazione, fino alla più densa e avventurosa vita da giovane attivista politico. In merito a questo, nulla viene tralasciato della vita di Eric Blair. Difatti, apprendiamo i suoi trascorsi famigliari, la sua difficilissima ascesa letteraria e giornalistica, i primi e continui rifiuti da parte degli editori, gli anni della guerriglia.
“La fattoria degli animali” e “1984”: prima e dopo
La graphic novel, portata in Italia da “L’Ippocampo”, va ben oltre lo scrittore che il mondo oggi conosce. Scava a fondo nelle sue intimità, mette maggiormente a nudo gli ideali politici, narra le difficoltà economiche che Blair dovette attraversare per lunghi anni. Tutta narrazione, resa più in forma di prosa che in nuvola fumettistica, viene messa ulteriormente in risalto sia dai tratti di china semplici (ma al contempo estremamente descrittivi) che da sezioni tratte dagli scritti di Eric Blair.
Questi ultimi (resi graficamente differenti da un font personalizzato tipico della macchina da scrivere) sono ricorrenti durante la normale narrazione della biografia dell’autore. Essi riflettono ed evidenziano ancora più alcune tratti e caratteristiche personali di Blair, facendoci conoscere l’uomo che era dietro la penna.
Rosso orwelliano
A dare rinforzo a tutto ciò, vi sono vignette ricalcate in rosso piuttosto che con color china. Un contrasto gradevole e di pregio, che contribuisce ad una lettura ancora più immersiva.
In definitiva, “Orwell” è una graphic novel adatta a tutti. Per chi conosce la vita di Eric Blair e ne ha letto i romanzi, sarà una lettura di arricchimento. Per i più giovani, può essere un buon inizio per conoscere Blair e le motivazioni che lo spinsero a divenire l’uomo “orwelliano” che conosciamo tutti.