#SalviamoilMelli: le vie del Signore sono finite

san pietro vernotico, ospedale ninetto melli, melli, chiusura, salviamoilmelli, no tap, gasdotto, san focaCiò che il sud sta attraversando ultimamente non è sicuramente uno dei suoi periodi più floridi. Fra Tap e riordino ospedaliero, vede le proprie risorse primarie ed essenziali minacciate in nome di una gestione politica unidirezionale, rivolte esclusivamente in senso verticale.
Un caso particolare è il destino dell’ospedale Ninetto Melli di San Pietro Vernotico. Il post non vuole ripercorrere la storia della sua genesi, né delle continue vicissitudini politiche che ne hanno decretato l’epilogo cui va inesorabilmente incontro. Eppure, bisognerebbe riflettere proprio su quest’ultimo aspetto. Ad oggi, non solo il nosocomio sanpietrano vede una tale “spada di Damocle” calare sulla propria testa, ma tutti gli ospedali italiani sparsi sul territorio nazionale. Eppure sappiamo che il Melli, da eccellenza medica, ha veduto man mano sparire un reparto dopo l’altro. Con lenta, graduale, meticolosa strategia mirata al depauperamento della sua struttura, l’ospedale si è destrutturato in forma ed essenza. D’altronde, si sa. I politici non tolgono al popolo le proprie risorse in un colpo solo, perché sarebbe fin troppo evidente. Lo fanno nel corso di anni, indipendentemente dai colori e dalle fazioni alternanti. Chi ha permesso che ciò avvenisse? Chi ha giocato a scacchi con il territorio, decidendo quale ospedale inserire nelle liste prioritarie? La risposta è univoca e ben nota: la politica. Essa ha fatto il proprio gioco, ha elaborato strategie strumentali e subdole con l’unico scopo di radicare sul territorio il proprio dominio oligarchico e dittatoriale. Chi ha permesso che tutto ciò potesse continuare a verificarsi, nonostante tutto? Duole dirlo: il popolo. Il popolo che, per anni, ha chiuso occhi ed orecchie per quieta convivenza e per convenienza.
Sia chiaro: la manifestazione di oggi, sabato 1 aprile, è utile ed essenziale per dare voce ai cittadini che non accettano i dictat e le decisioni prese a prescindere, senza l’inclusione nella discussione sul “da farsi” della punta di diamante di San Pietro Vernotico. Quel che affermo è che si è fuori tempo massimo. I decisori politici hanno già decretato il futuro a lungo termine del Melli. Se si riflette, la strategia utilizzata è simile a quella adottata per il gasdotto. Reti note e meno note, utilizzatori finali, hanno tessuto le trame per decenni.
La differenza fra #NoTap e #SalviamoilMelli è nella generazione: chi protesta per il Melli appartiene ad una generazione più “assopita” ed accondiscendente della generazione che ostacola l’avanzare dei lavori a San Foca. Poiché quest’ultima generazione è più vigile ed attenta, malgrado ciò che se ne dice.
Con il Melli, mentre il popolo subiva, la politica incassava in positivo. Adesso, gli stessi cittadini insorgono, certo, ma perché del Melli (duole dirlo) non v’è rimasto più nulla. Duole dirlo, ancora, ma il popolo si solleva quando ha toccato il fondo. Ed il nosocomio è drammaticamente sul lastrico. Ben venga la manifestazione, ben vengano i cori di protesta. Eppure si deve osservare il fenomeno con oggettiva chiarezza e contezza: per il Melli, le vie del Signore sono finite. Da tempo.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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