San Pietro Vernotico: “la domenica delle salme”

“Un interno implica un centro ed un centro una circonferenza civile che la sostenga.” Si sottintende un paese. E, guarda un po’, San Pietro Vernotico potrebbe non essere fra questi. L’effetto scaturito dall’ultimo editoriale ne è la conferma.
Criticare secondo giustezza e libertà, anche intellettuale, per un giornalista è un sacrosanto diritto – dovere. Ricevere critiche fa parte di questo processo. Se si getta un sasso in un fiume è inevitabile il crearsi di piccole onde, salvo poi quest’ultime venire colpite dal vento. San Pietro Vernotico è così: le onde ci sono, ma cambiano secondo moto ventoso, favorendo ora questa ora l’altra corrente. Per questo non avrà mai una circonferenza umile degna di questo nome.
L’inconsistenza sostanziale dei commenti ed attacchi ricevuti si misura dalla loro stessa natura: a tratti grossolanamente denigratori.
Se da un lato la mia qualifica professionale, quella giornalistica, è stata usata ripetutamente in tono di scherno, dall’altro (in un commento chiaramente e maldestramente redatto a più mani) è stata invece chiamata in causa una mia figura famigliare.
Di queste esternazioni, dall’aspetto folcloristico più malconcio, è doveroso fare un paio di riflessioni. Non di più, giacché le stesse meriterebbero la metà della già minima attenzione che meritano, visto che l’intelligenza alla loro base è solo supposta, quindi millantata.
In primo luogo, non è chiaro il processo attraverso il quale semplici cittadini vengono tacitamente investiti di rispondere a post che non li riguardano da vicino (né implicano necessariamente una loro risposta nel merito. Un commento è dovuto, una risposta – comunicato no). Parrebbe infatti che gli stessi non abbiano alcuna delega e/o incarico (per lo meno noti ai più) che li autorizzino a ricoprire tale funzione “pubblica”.
In secondo luogo, ma non subalterno all’ufficiosa ufficialità dei comunicati, è da considerare il trasporto livoroso utilizzato nei testi. Un registro linguistico di tutto rispetto. Essi, unitamente a molti altri, hanno difatti la solerte abitudine non solo di commentare ogni qualsiasi espressione contrario al loro (?) modo di pensare, ma sopratutto ci rincarare la dose di pessimo astio. Lo stesso (in “qualità” e quantità) che si potrebbe accettare nei confronti di un partito (cui loro appartengono), di un’associazione e via discorrendo. Peccato che il soggetto in questione, ossia lo scrivente, sia un singolo e “solo” uno scrittore. Nulla di più. Se tante energie vengono profuse in questo modo, (atte a far tacere la mia voce) evidentemente il testo dice il vero. In qualità, anche esistenziale di scrittore, continuerò comunque a scrivere. Innanzitutto per me stesso ed anche per le migliaia di lettori che vedono in Prima Pagina un buon esempio di giornalismo d’opinione. A proposito di opinioni: qualcuno ha contestualmente rievocato il caso di “piazzetta torre”. Ebbene (giusto per sottolineare aspetti sottaciuti e volutamente obliati) apparirà strano alla tifoseria tutta ricordare come sia stato il blog Prima Pagina dare voce lo scorso anno a chi lamentava il disinteresse dell’allora amministrazione Rizzo nei riguardi del centro storico sanpietrano. Ciò solo per evidenziare che il blog è stato sempre a disposizione di tutti, in maniera indistinta, ma sopratutto dei cittadini che avevano ed hanno la necessità di raccontare la propria storia. Ed il blog ha raccontato piazzetta Torre anche in periodi assolutamente non sospetti ed in un periodo in cui a nessuno ne importava nulla (eufemismi contenuti). Poco importava, sopratutto, ai giovani attivisti e neo consiglieri d’oggi che lo scorso anno sottacevano in religioso silenzio (appartenendo alla Chiesa di opposizione avrebbero potuto avanzare qualche critica costruttiva).
Concludendo: chi ha deriso il punto di vista della critica al programma estivo, ossia la sua connotazione “sociale”, non può che rimanerne deluso. È stato “sociale” il modo di reagire al mio ultimo editoriale; è stato “sociale” il modo di infierire con colpi democraticamente discutibili all’aspetto intimistico e famigliare dello scrivente; è tutt’ora “sociale” la coalizione della presunta sinistra (di cui forse non condivide neanche linguisticamente il termine) per cui mi si definisca con i pronomi personali quali “noi” e/o “voi”: non sono omologato a nessuno ed a nessuno sono omologabile. Da credente anticlericale non amo né pantofole porporate, né genuflessioni di qualsiasi tipo. Nulla c’è da aggiungere, nulla c’è da rispondere (sopratutto non su facebook, da tempo il crocevia della subcultura) ad un testo già chiaro di per sé, né ho da stendere alcuna rettifica. L’unica cosa da aggiungere è invece il mio ringraziamento verso chi, pubblicamente e privatamente, ha manifestato vicinanza e solidarietà dopo gli attacchi ingiustamente ed immeritatamente subìti. A loro va la mia gratitudine.
Per il resto (notando come i commentatori seriali ed i di loro aiutanti son edotti anche su Giorgio Gaber, salvo poi riempire gli stadi dei Liga e dei Jova) San Pietro Vernotico rimarrà sempre culturalmente, politicamente, (guarda un po’) anche socialmente come “La domenica delle salme” di De Andrè: “si portò via tutti i pensieri e le regine del ”tua culpa” affollarono i parrucchieri”.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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