Sanremo, quando Francesco de Gregori disse: “è solo una passerella”

francesco de gregori, sanremo, festival, rai Sanremo è concepita come un passerella di canzoni. Già questo è abbastanza fastidioso.” Era il 7 febbraio 1985 e Francesco De Gregori, all’apice del successo, preparava probabilmente il suo LP più riuscito: “Scacchi e tarocchi“. Questa dichiarazione venne portata in Rai da Enzo Biagi nel programma “Linea diretta“. Dopo le sue dichiarazioni seguirono quelle dei colleghi Lucio Dalla, Fabrizio de Andrè e Francesco Guccini. Vale la pena vedere il servizio: basta cliccare qui. 
Oggi ripartirà, per l’ennesima volta, il festival della canzone italiana. Sono passati più di trent’anni e la base culturale del paese è mutata. In peggio, ovviamente. Se nell’85 il “principe” della musica etichettò Sanremo come una “passerella”, non osiamo immaginare cos’è oggi diventato questo evento marginalmente musicale. Se pensiamo che il 1985 è stato fra gli anni più floridi da tutti i punti di vista della cultura internazionale (Roger Waters spezza con i Pink Floyd, Alan Silvestri ci regala la colonna sonora del film cult “Ritorno al futuro“, esce il celebre album “Brothers in arms” dei Dire Straits“), questo 2017 lo ricorderemo per l’ultimo video di Rovazzi e per l’ennesima spazzatura cinematografica di Michael Bay.
Oggi dire che Sanremo è una passerella è voler usare un eufemismo. L’opinione pubblica pare più attenta ai compensi dei presentatori che sulla dubbia qualità dei pezzi portati sul palco. Se ci fosse lo stesso spirito critico profuso nel puntare il dito contro lo spreco di denaro pubblico della Tv di Stato, probabilmente i tre pischelli de “Il volo” avrebbero vinto solo il primo premio alla Sagra della porchetta di Monte San Savino (peraltro buonissima). Invece, l’italiano medio ama invadere le spiagge ballando “Andiamo a comandare”, armato di risvoltini e selfie stick.
D’altronde, avremmo già dovuto puntare il dito sul festival dopo la morte di Tenco. Non è un caso che, sempre Francesco De Gregori, con “Festival” commemora sì Tenco ma denuncia ulteriormente la fittizia ed ipocrita aria sanremese: “E l’uomo della televisione disse: “Nessuna lacrima vada sprecata, in fin dei conti cosa
c’è di più bello della vita, la primavera è quasi cominciata”.”
Inutile girarci attorno: benché i gusti siano insindacabili, chi ama davvero la musica italiana (ed internazionale) si rivolge al passato. Il presente è già abbastanza triste così com’è, benché l’estate sia vicina e quindi anche il prossimo tormentone a firma del mai evoluto Jovanotti.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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