“Silence”: l’ultima tentazione di Martin Scorsese

Genere: Drammatico, Storico
Attori: Andrew Garfield, Adam Driver, Liam Neeson, Ciarán Hinds, Yōsuke Kubozuka, Shinya Tsukamoto, Yoshi Oida
Regista: Martin Scorsese
Anno: 2017
Durata: 161 min
Voto: ***½

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Portogallo XVII secolo. Padre Rodrigues (Garfield) e padre Garupe (Driver) venuti a conoscenza dell’atto di abiura del loro mentore, padre Ferreira (Neeson), increduli, decidono di raggiungerlo in Giappone per salvarlo. Dovranno affrontare le avversità delle persecuzioni e allo stesso tempo consolare e saziare le anime delle comunità cattoliche giapponesi.
Lo stato di grazia è virtù rara e preziosa, Scorsese di ciò è portatore sano. Regista di ampio spettro culturale, artista inossidabile, lampante esempio di magistrale tecnica cinematografica.
In padre Rodrigues si potrebbe, in un certo qual modo, incarnare la figura del Cristo, sono molteplici gli episodi che riconducono a questa lettura: vanno dall’evangelizzazione, al palese tradimento di Giuda-Kichijiro, alla tentazione del Diavolo-Ferreira. Scorsese sembra voler ancora una volta spogliare Cristo delle vesti divine, renderlo terreno, umano a tutti gli effetti, fatto di materia umana, dunque di debolezza e contraddizione. La questione del Cristo terreno fu affrontata anche in quello che si potrebbe definire il suo film archetipo religioso: “L’ultima tentazione di Cristo”. Salta agli occhi la devozione carnale dei giapponesi convertiti al Cristianesimo, una fede paradossalmente più viva e profonda degli stessi padri gesuiti, ancora una volta la voglia del regista di marcare i contrasti della storia. Tuttavia la riflessione gravita intorno alla “commercializzazione” della religione cristiana e a come realmente veniva percepita nel popolo giapponese, forse inconsciamente come una forma di protesta interiore e unica fonte di libertà spirituale. Non a caso la fotografia del film seduce i paesaggi naturali, ampie distese verdi, scogliere poderose accarezzate sensualmente dalle onde del mare capeggiano dinanzi agli occhi stupefatti dello spettatore. Tutto questo a voler mettere in evidenza la reale spiritualità del Giappone, che risiede nella natura, che instaura un forte legame con essa e che rappresenta una chiave di lettura interessante sulla reale percezione che ebbero del Vangelo. L’assordante silenzio, l’assenza di una vera colonna sonora è un valore aggiunto che mira ad infondere nello spettatore la suddetta spiritualità, attraverso i suoni della natura.andrew garfield, martin scorsese, silence, film, recensione
La debolezza e la contraddizione sono elementi costituenti del film ed in particolar modo trovano la loro più alta manifestazione nel personaggio di Kichijiro, il più intrigante, così meravigliosamente miserabile dunque umano, un personaggio che sembra aver preso forma dalle pagine di Dostoevskij.
Liam Neeson interpreta il mentore perduto che, come il colonnello Kurtz di “Apocalypse Now”, è costretto a schierarsi nella fazione opposta, a vestirne i panni, costretto al trapianto in una terra straniera; affascinante il parallelismo della missione-salvataggio come nel capolavoro di Coppola.
La religione è potere, il regista medita sull’aspetto politico del Cristianesimo, sulla colonizzazione delle menti e sull’incatenamento, seppur morale, delle anime. L’aratro cristiano predispone il terreno nipponico, smuove la terra per la semina del nuovo pensiero, i padri portoghesi è come se indossassero le medesime armature dei conquistadores. In un sistema totalitario il valore di un uomo si misura dalla sua obbedienza, diffondere la parola di Dio con irriverenza esula dal Vangelo e accentua il suo carattere politico: dimostrare la volontà di Dio come dominante, punitrice e remuneratrice a seconda del grado di obbedienza.
Come scriveva un grande maestro del passato: “Indebolire è la ricetta cristiana dell’addomesticamento, della civiltà”.

Michele De Lorenzo

Ingegnere meccanico, accanito cinefilo, appassionato di letteratura, filosofia e musica.

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