THE BLUES BROTHERS: “NEL BLUES DIPINTO DI BLUES”

Genere: Commedia/Musical
Attori: John Belushi, Dan Aykroyd, James Brown,Cab Calloway, Ray Charles, Aretha Franklin, Murphy Dunne, Willie Hall.
Regista: John Landis
Anno: 1980
Durata: 133 min (versione estesa 148 min)
Seguiti: “Blues Brothers – Il mito continua” (1998)
Voto: ****
Collocazione (Film imperdibili del 1980): Cannibal Holocaust (Deodato), The Elephant Man (Lynch), Fog (Carpenter), Guerre stellari: L’Impero colpisce ancora (Irvin Kershner), Shining (Kubrick), Toro Scatenato (Scorsese), L’ultimo Metro (Truffaut), Venerdì 13 ( Sean S. Cunningham).
Premi cinematografici: Nessuno

 

Jake Blues esce di prigione, scopre, insieme al fratello Elwood, che l’orfanotrofio dove sono cresciuti sta per chiudere per mancanza di soldi.
Si lanciano agguerriti in “Missione per conto di Dio” e riuniscono la vecchia blues band per racimolare il denaro necessario ma l’impresa non sarà semplice.
Quando uscì nel 1980 “The Blues Brothers” non fu ben accolto in America, le critiche pullulavano sui giornali, mentre per il resto del mondo fu battezzato quasi immediatamente “Cult”. L’America non è stata mai ben accetta ad autocritiche e questo lungometraggio è palesemente antiamericano e antirepubblicano, alcuni lo definiscono politicamente scorretto.
Oggi, tuttavia, anche in America, viene considerato oggettivamente per quello che è, un capolavoro, forse il miglior musical di sempre. Merito di due grandi del cinema, del regista John Landis e del talentuoso ed irraggiungibile John Belushi, scomparso nel 1982. Definirlo un musical è riduttivo, il film è, prima di tutto, una commedia fuori dal comune che riesce con semplicità a far sbellicare dalle risate in ogni sua inquadratura. Se mancasse la musica il film funzionerebbe comunque egregiamente, merito dell’eccelsa dote recitativa di Belushi e Aykroyd.
Anche chi non conosce il film conosce i suoi protagonisti: occhiali RayBan, cravatte lunghe e strette, cappello e vestito rigorosamente neri, balenano così alla mente i Blues Brothers. Landis fu uno dei primi ad incidere e sperimentare una nuova comicità demenziale e satirica; già in “Slok” e “Ridere per ridere” mette in atto il suo potenziale e l’inconfondibile stile; per poi maturare completamente con “Animal House”, altro capolavoro, dove per la prima volta lavora con Belushi.
Il soggetto del film è dei due attori protagonisti che inventarono, a fine anni settanta, questa stramba coppia, i fratelli Blues, per la folgorante passione R&B e per il Blues. Tale duetto nacque nella trasmissione televisiva “Saturday Night Live” che scoprì e forgiò i due comici.
Molti sono gli attori-comici odierni che si basano su ciò che Belushi ha lasciato loro in eredità, uno fra i tanti Jack Black.
Firmano l’esplosiva e travolgente sceneggiatura lo stesso Landis e Aykroyd, il regista è anche un abile scrittore. Landis decide di voltare le spalle al tipico edonismo delle commedie americane che ruotano al conseguimento del piacere personale come scopo finale, ancora oggi. Un esempio è “American Pie“, la brutta copia di Animal House, dove viene barbaramente scimmiottata la comicità demenziale Landissiana.
Il film è un susseguirsi di atmosfere pacate e bollenti, pieno di paradossi e armato di un’ironia pungente e sagace sarcasmo. Nugoli di battute intelligenti e il goliardico talento del regista caratterizzano lo spirito effervescente della pellicola. Ha la forza di far perdere il senno e ogni pudore allo spettatore nel ridere e nel commuovere e non manca nelle scene d’azione una considerevole dose di adrenalina. Un limpido esempio di anarchica libertà contro un’ottusa società fatta solo di regole; presente la morale dolce e rigida, il lungometraggio è ben più serio di quanto si creda.
Lo sposalizio Landis-Belushi è perfetto, il “bastardo” Belushi, con tutti i suoi vizi e vezzi, è il cinema di Landis in carne e ossa. La regia è da manuale, una lezione di cinema in tutti i suoi aspetti. Partecipano al film molti mostri sacri della musica: James Brown (il reverendo), Cab Calloway, John Lee Hooker, Ray Charles (il venditore di strumenti musicali), Aretha Franklin (moglie di Matt Murphy). I fratelli Blues non sventolano di certo la bandiera americana, sventolano invece, a suon di tromba e chitarra elettrica, le bandiere della fratellanza e dell’amicizia, in barba al diffuso lustro di scarpe Reaganiane a cui il cinema d’oltreoceano era abituato a fare.

 

Sono 126 miglia per Chicago. Abbiamo un serbatoio pieno, mezzo pacchetto di sigarette, è buio e portiamo gli occhiali da sole…Elwood Blues (Dan Aykroyd)

Michele De Lorenzo

Ingegnere meccanico, accanito cinefilo, appassionato di letteratura, filosofia e musica.

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