Zingaretti: l’uomo ironico del PD

Da quando è divenuto segretario del Partito Democratico, il buon Zingaretti non fa che (sor)ridere. Sempre. Indipendentemente dal contesto e dalle notizie che minano la credibilità stessa del PD (qualora ce ne fosse ulteriore bisogno).

Da quando è segretario, Zingaretti non ne ha indovinata mezza. Ad essere buoni.
Tolta l’ombra del renzismo (siamo sicuri?), il già presidente della Regione Lazio ha ereditato da Matteo Renzi il vuoto neuronale della classe dirigente. Ripercorriamo brevemente le gesta ironiche del buon “Zinga”.
Prese le redini del “comando”, Zingaretti ha (così a random):

  • sguinzagliato “il pesce di nome Zanda” chiedendo di equiparare le indennità dei deputati italiani a quelle degli europarlamentari
  • votato contro il voto di scambio proposta dal Movimento 5 Stelle
  • presentato un listone “fritto misto” per le Europee, dove figurano soggetti del calibro di Pina Picierno, Calenda, Bonino ecc…
  • accettato un assist esterno per le Europee da Cirino Pomicino (volpone di Tangentopoli, con un curriculum di ben 42 processi)
  • nominato Tiziana Petucci dirigente della Regione Lazio, già imputata per truffa ai danni della stessa regione

Non credo serva altro per definire Zingaretti l’uomo ironico del PD. Sempre serafico, Zingaretti non lascia spazio alle critiche, né alla speranza della rinascita della sedicente sinistra.
Se questa sarebbe l’alternativa al Salvimaio c’è poco da “stare sereni”. Meglio essere ironici, come Zingaretti stesso insegna.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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