Xylella 2000: odissea nello strazio

Ride bene chi ride ultimo. Chi rode, invece, piange. E’ un po il risultato del fenomeno fantascientifico legato alla Xylella fastidiosa che, come il buon genere vuole, si conclude con un colpo di scena. Ben assestato, tra l’altro.
Era novembre quando i manifestanti, pacifici, del popolo degli ulivi hanno solcato i binari della stazione ferroviaria di San Pietro Vernotico per tentare di ostacolare il processo di erdaicazione messo in atto dal sig. Silletti. Sempre di processo, guada caso, si parla in questi giorni e sempre si parla di Silletti. Guarda chi c’è. Ma in senso nettamente opposto e contrario. I Pm Motta, Mignone e Licci hanno avviato il procedimento della Procura di Lecce per i seguenti reati. Così, in ordine sparso, si hanno: diffusione colposa della malattia, deturpamento delle bellezze naturali, inquinamento ambientale. Tra il “toto nomi” degli indagati, dieci in totale, compare anche lui: Giuseppe Silletti. Demiurgo della venerabile “emergenza“, della xylella definita “calamità naturale“, e della desertificazione degli ulivi. Attorno al buon caro commissario straordinario si stringono a coorte docenti universitari, responsabili e ricercatori CNR, dirigenti dell’osservatoiro fitosanitario regionale.
Insomma, personaggi al posto giusto in una storia tipicamente italiana. I colpevoli (gli indagati, pardòn) figurano tra coloro i quali dovrebbero garantire servizi, sicurezza ed il cristallino funzionamento degli Enti di settore.
Ad oggi si che il disseccamento degli alberi non è associato alla presenza del batterio e quest’ultimo non è neanche, o non è neanche l’ultimo, ad esserne la causa.
Buona pace spetta, pertanto, a chi additava in maniera esclusiva ed inconoscibile al batterio pluriblasonato; a chi, tra i più illuminati tra i sindaci e non, escludeva “barricate“, “occupazioni“, “inutili ricorsi amministrativi“. Eppure, sono stati proprio questi ultimi a garantire il tempo necessario acché la giustizia potesse intervenire con i giusti mezzi e con i giusti tempi, salvando contestualmente, le vite di tanti alberi di ulivo innocenti.
Un minuto di silenzio deve invece essere dedicato a chi ha definito “terroristi” il popolo degli ulivi. I noti commentatori della domenica osservando adesso un comico ammutinamento inflotto da loro stessi.
Poco importa. E’ Natale. Le luci sono accese, gli alberi invadono le vie del paese.
That’s all folks.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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