CON GIANNI MADDALONI LO SPORT E’ SCUOLA DI VITA: A SCAMPIA NON TUTTO E’ MAFIA

<<chi nasce a Scampia non diventa necessariamente un delinquente >>

Gianni Maddaloni in palestra

Gianni Maddaloni in palestra

 

A parlare e’ Gianni Maddaloni fondatore della palestra nel cuore del quartiere più tristemente simbolo di Napoli la città della canzone italiana e una delle capitali della mafia. Maestro e padre dei campioni Pino, oro a Sydney nel 2000 e oggi tecnico della nazionale , Laura ,13 volte campionessa d’Italia e moglie di clemente russo , simbolo anch’egli di riscatto sociale, e Marco , due volte campione europeo, Maddaloni si è fatto portavoce e fautore di un progetto sportivo che ha come scopo fondamentale strappare i giovani dalla morsa della mafia napoletana. Il linguaggio e’ quello della strada ma le regole sono quelle dello sport che ,oltre che di semplice spirito agonistico ,si nutre del desiderio di cambiamento frutto di una realtà cruda e dissacrante. Emblematiche in tal senso sono le parole di Pino Maddaloni che ,rintracciato telefonicamente durante una trasferta con la nazionale , attribuisce unicamente allo sport il merito di avergli salvato la vita che altrimenti sarebbe stata rovinata dai riti di iniziazione della mafia napoletana. Aperta nel 2005 , la palestra ha accolto migliaia di giovani ragazzi, ragazze, mamme e bambini ed è riuscito ad offrire loro un servizio che va di pari passo con le attività di promozione alla legalità, supportate dal comune, ad opera delle scuole. Tuttavia malgrado siano attivi su tanti fronti e abbiano avuto anche l’appoggio dell’associazione Don Persino Diana , la “famiglia Maddaloni” continua a vivere tra alti e bassi. Nei cassetti della scrivania dello Star Judo Club ad esempio, i cui corsi, ormai sospesi per mancanza di fondi, erano stati organizzati per la prima e la seconda elementare della scuola” Eugenio Montale”, c’è una bolletta di ben 21 Mila euro da pagare. Nel 2010 la palestra fu aiutata da una donna americana che, venuta a conoscenza delle loro disavventure ,decise di versare una cospicua somma di denaro. Tuttavia continua ad arrivare loro una bolletta carissima valida per l’intero anno e mezzo che non possono saldare considerando il fatto che nella cassa della palestra ci sono solo 36 euro. Questo perché la retta viene pagata solo da chi ha un reddito alto che, in qualità di piccolo sponsor, garantisce la frequenza anche a quei ragazzi che altrimenti sarebbero condannati ad un destino di criminalità. Tuttavia quello di cui la palestra ha bisogno e’ di un aiuto più concreto da qui la richiesta di Maddaloni all’Eni che potrebbe fare realmente qualcosa per Scampia e i suoi ragazzi. Con lo scopo di sensibilizzare l’argomento risale , infatti, a poche settimane fa l’incontro tenutosi proprio presso la struttura “Insieme per Scampia” organizzato alla presenza di rappresentanti istituzionali, forze sociali e di informazioni , che aveva come tema fondamentale il grido d’aiuto di Giovanni Maddaloni per scongiurare il futuro del centro sportivo che se non riuscirà a saldare i debiti entro Giugno sarà costretto a chiudere. E’ evidente come la chiusura del centro comporterebbe non soltanto una perdita in campo sportivo ma anche in quello sociale. Quello che la famiglia Maddaloni, malgrado tutti i pro e i contro, ha fatto e continua a fare, per citare il campione,” non è di combattere la camorra ma di cercare di infondere nei ragazzi il senso di una competizione sana, giusta che insegna a vivere , stare in mezzo alla gente, rispettare le regole ed essere parte di una comunità”. Chiudere i cancelli di questa scuola di vita sarebbe un’altro colpo duro inflitto ad una comunità simbolo della sfiducia nelle istituzioni e del gravoso peso mafioso.

Mariangela Rosato

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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