DOMENICA AL TEATRO DON BOSCO: “IO L’EREDE” DI DE FILIPPO

LOCANDINA 24 MARZOSAN PIETRO VERNOTICO – “Il mondo in fondo è un gran palcoscenico e la vita una commedia allegra o triste secondo i casi. Per vivere, gli uomini debbono adattarsi a recitare la commedia e debbono anche fingere di divertirsi” (Eduardo de Filippo). Domenica 24 marzo 2013 la compagnia teatrale “L’altro teatro” di Gravina in Puglia presenta, sul palco del teatro don Bosco a San Pietro Vernotico con apertura del sipario alle ore 20.30, “Io, l’erede” di Eduardo de Filippo per adattamento e regia di Michele Puntillo. La compagnia barese si ripresenta al pubblico sanpietrano dopo la bella prova dello scorso anno classificandosi al primo posto dell’ottavo concorso teatrale amatoriale organizzato dall’associazione culturale “Domenico Modugno”. E’ composta da attori di comprovata esperienza nel campo del teatro amatoriale poiché provenienti da svariate compagnie operanti da anni in Puglia ed ha partecipato a diverse rassegne nazionali e regionali. “Io,l’erede” è una commedia scritta nel 1942 ed interpretata da Eduardo de Filippo. Nel 1972, lo stesso Eduardo, tradusse in italiano e rivide profondamente il testo. questa nuova versione ebbe un maggior successo, rispetto alla prima versione, ma egli non recitò alcun ruolo nella commedia. nel 1975 Eduardo de Filippo, raccoglie le sue commedie, che iniziò a scrivere appena ventenne, nell’opera pubblicata dall’editore Einaudi “Cantata dei giorni pari”. Giorni pari, che come sostengono i napoletani, sono quelli fortunati mentre i giorni dispari sono quelli negativi. La scena iniziale vede una sorta di consiglio di famiglia, presieduto dall’avvocato Amedeo Selciano, riunitosi per commemorare la morte di prospero ribera vissuto per trentasette anni, come ospite, nella casa del generoso padre dell’avvocato. prospero ribera aveva un figlio, Ludovico, il quale pretende di essere accolto dalla facoltosa famiglia selciano. Di fronte al rifiuto dei selciano, Ludovico prima accusa questi ultimi di aver reso il padre un parassita e poi riesce a convincerli, perché darà loro la possibilità di continuare ad esercitare l’opera di benefattori che dà tante soddisfazioni al loro ipocrita amor proprio e potrà farli sentire in pace con la loro coscienza. Ludovico, come il padre, sarà oggetto di scherno e derisioni quasi come un buffone di corte. Ma vivrà alle spalle della famiglia e in più godrà dei favori di una delle donne dei selciano, come accaduto per il defunto
prospero. Eduardo si misura con le tematiche pirandelliane mantenendo i contatti con la
farsa dialettale napoletana. Vuole dimostrare come, con questo teatro popolare, sia possibile la conciliazione tra un uso comico e uno drammatico del dialetto per arrivare ad un tipo di commedia dove si amalgamano i toni comici alla scarpetta e quelli drammatici del teatro d’arte.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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