Ho avuto modo di conoscere Maurizio Landini in quel di #Siena. Lui era ancora il segretario della #Fiom. L’occasione era un dibattito sul #referendum costituzionale. Il suo avversario?
Andrea Romano (e mi fermo qui).
All’epoca Landini era un battitore libero: verace, pugnace, dialetticamente agguerrito. Tutti motivi per cui, negli anni, ho sempre guardato a lui come un Giuseppe Di Vittorio dei nostri tempi. Ricordo che dopo il dibattito (mentre Andrea Romano era alla disperata ricerca della dignità perduta) , nel chiedergli una foto, lo ringraziai per tutte le battaglie sostenute quando l’allora CGIL in quota Camusso faceva l’occhiolino a Renzi, nonostante l’abolizione dell’articolo 18 ed il Jobs Act.
Dopo la vittoria del NO, Landini sparisce dall’attenzione dei media. Nessun talk show lo invita, nessun profilo social dei sindacati riprende sue dichiarazioni. Nulla. Anche durante la campagna elettorale del 4 marzo 2018, Maurizio Landini tace. Fino a qualche giorno fa, quando viene annunciato l’accordo per cui diviene il nuovo segretario CGIL. Rimango basito però dico fra me e me: è pur sempre di Maurizio Landini che parliamo, sa quel che fa.
Poi ascolto il primo discorso del suo insediamento. Son passato dall’essere basito, all’essere sconvolto. Non solo Landini afferma di essere favorevole al TAV, ma addirittura molto critico con il reddito di cittadinanza presentato dal Governo. Ora, anch’io nutro dubbi sul #Salvimaio e sul RDC. Ma solo per motivi “tecnici”, su come i centri per l’impiego gestiranno il tutto, su come i cittadini potranno attivarsi nella richiesta e via di questo passo. Ma non sono contrario alla misura in sé. Come lo si può essere, quando migliaia di cittadini vivono in estrema povertà? Invece Maurizio Landini lo è, nutre non solo dubbi sulla riforma, ma addirittura annuncia che farà una dura opposizione al Governo giallo-verde. Posizioni dovutissime, le sue, se solo non fossero in antitesi con il Landini pre-CGIL: quel Landini lì, non sarebbe stato contrario al RDC, ma al massimo avrebbe trovato un punto di contatto ben prima delll’approvazione dello stesso. Si poteva sì essere “contro”, ma con i Monti, i Renzi, le Fornero, il Jobs Act. Al massimo, con il Salvimaio si può essere critici, porre delle questioni tecniche, migliorarne l’immissione nel tessuto societario ed economico.
Pare che il Landini di un tempo non ci sia più. Io mi auguro che sia soltanto un periodo di passaggio, in cui gli accordi fatti prevedano un assestamento mediatico e di leadership , per poi tornare ai vecchi fasti. Altrimenti al Landini che ho conosciuto anni fa, dovrei porre la domanda (parafrasando l’ottimo film dei fratelli Coen): Landini, dove sei?