I grandi assenti del 2016

Il 2017 è appena giunto in calendario. Eppure, non ci è dato rallegrarci. Per diversi ed evidenti motivi. Primi fra tutti la strage di Capodanno  di Istanbul, che ci ha ricordato quanto sia “inutile” immaginare il 1 gennaio come l’inizio di qualcosa di nuovo. Semmai è la continuazione drammatica di una storia già iniziata. Altro fattore è quello culturale. Nessun anno, come il trascorso 2016, è stato così severo con le grandi menti del vecchio secolo. Registi, attori, scrittori, linguisti, cantanti, artisti, hanno lasciato il loro prezioso pensiero dinanzi ad un grande vuoto che, nostro malgrado, dovremo riempire d’ora in avanti. Il problema sostanziale è che risulta quasi impossibile eguagliare, emulare, menti così grandi ed illuminate. Di seguito riportiamo i nomi di alcuni fra i “grandi” che ci hanno lasciato: David Bowie, Umberto Eco, Alan Rickman, Franco Citti, Ettore Scola, Silvana Pampamini, Riccardo Garrone, Paolo Poli, Prince, Kurina Huff, Lino Toffolo, Giorgio Albertazzi, Anton Yelchin, Bud Spencer, Michu Mesazaros, Michael Cimino, Anna Marchesini, Umberto Veronesi, Garry Marshall, Kenny Baker, Gene Wilder, Gian Luigi Rondi, Dario Fo, Peter Vaughan, George Michael, Debbie Reynolds, Carrie Fisher.  Assieme a loro, vi sono però altri nomi meno conosciuti, alcuni addirittura sconosciuti del tutto. Per me i veri grandi assenti del 2016. Sono i nomi delle vittime del terrorismo che lo scorso anno hanno avuto l’unica colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Sono sconosciuti a noi, non certo alle loro famiglie, ai loro amici, ai loro conoscenti. Sono sconosciuti a noi, perché il sistema dei media usa la strumentale comodità di tradurre quei nomi in numeri. Di certo, la “massa” ha più potere del singolo ed incide di più negli spettatori. Invece sarebbe onorevole, da parte nostra, conoscere ogni singola vittima della pagine più oscure di questo secolo. Pagine che, sicuramente, anche gli storici più accreditati hanno ed avranno difficoltà nel “decodificare” il paradigma di appartenenza. Tanti, difatti, sono le “teste”, i “colpevoli”, i mandanti diretti ed indiretti degli attacchi terroristici. E sia chiaro: la monocrazia europea e statunitense ha, in parte, colpa della creazione di questo sistema sanguinario. Dovremmo pertanto vivere il 2017 in osservante silenzio: ricordando le vittime e riflettendo sul futuro che ci attende.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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