“La valle dell’Eden” – Zagor speciale – recensione

“La valle dell’Eden”: soggetto: Riccardo Secchi, sceneggiatura: Riccardo Secchi, disegni: Marcello Mangiantini, copertina: Alessandro Piccinelli

la valle dell'eden zagor

Non è il film con James Dean né il libro di Steinbeck, eppure l’ultimo albo speciale dello Spirito con la scure è davvero una bella storia.
Benché nella mia attività di blogger non mi sia mai cimentato nella “recensione” di un albo a fumetti, sono più che felice di iniziare proprio con Zagor. Per diversi motivi.

Perché proprio Zagor?

Anzitutto, perché è il mio personaggio bonelliano preferito. Adoro Dragonero, mi immedesimo nel nichilismo e la misantropia di Dylan Dog, eppure i veri “viaggi emozionali” li ho compiuti solo lui: Patrick Wilding.
La seconda motivazione che mi spinge a scrivere qualche riga sullo speciale n° 32 è perché in rete e nelle community di settore dedicate, si leggo opinioni molto discordanti e per lo più negative. Opinioni che, non nascondo, ne avevano messo in “forse” l’acquisto.
Fortunatamente, alla fine ho fatto la scelta migliore: leggere prima di giudicare.
Non mi soffermerò sulla trama, facilmente reperibile anche sul sito Bonelli, quanto piuttosto sulle maggiori critiche che gli sono state mosse anche dagli zagoriani più appassionati.

la valle dell'eden zagor

Cico dove sei?

Zagor, senza Cico, non è Zagor“. Spiace doverlo dire, ma non è così. Almeno per il mio modesto parere. La controparte zagoriana, Cico, dà sicuramente una dimensione in più sia alle storie che allo Spirito con la scure. Eppure, le avventure in “solitaria” di Zagor non sono di certo inferiori. Un esempio recente?
L’ottima mini serie “Zagor le origini” che, narrando appunto le origini di Patrick Wilding, vedono la totale assenza di Cico in tutti e sei gli episodi di cui è composta la serie. E’ da considerarsi uno Zagor minore? No. E’ meno “Zagor” del solito? No, è Zagor al 100 percento (ed anche qualcosa di più).
L’importante è che la storia che si narra, senza il panciuto messicano, sia ben scritta.
E “La valle dell’Eden” lo è sicuramente. La drammatica atmosfera, con tanto di cornice “norrena”, giustifica da sola la mancanza di Cico.

Uno Zagor troppo “debole”

Altra critica, è stata l’evidente “vulnerabilità” dello Spirito con la scure. Se molti lamentino come Zagor venga messo al tappeto da un semplice proiettile, è giusto ricordare come anche nelle prime strisce di Nolitta – Ferri non di rado Zagor venga messo spesso in difficoltà. Difficoltà queste ultime, che vengono curiosamente superate grazie agli improvvisati interventi di Cico.
Nello specifico, il contesto iniziale de “La valle dell’Eden” (una veloce e feroce sparatoria di tarantiniana memoria) sarebbe stato delicato per qualsiasi eroe: diversi innocenti da proteggere, poco spazio di manovra e parecchio piombo nemico.
Non solo: è proprio a causa (o grazie?) della ferita riportata da Zagor che si dipana tutta la vicenda narrativa.

Al netto di quanto detto finora, reputo “La valle dell’Eden” un buon albo. Probabilmente non sarà un capolavoro, ma offre sicuramente momenti riflessivi ed “evasivi” in un momento in cui è d’obbligo restare in casa.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

I commenti sono chiusi.