Le polizze di Romeo: verso “Raggi capitale”?

virginia raggi, movimento 5 stelle, polizza, romeoA mia insaputa”. Benché siano passati diversi anni, torna come un archetipo classico il paradigma dell’era Berlusconi del caso Scajola. Il tempo è trascorso, le abitudini politiche a quanto pare restano le medesime.
Che si chiami Muraro, che si chiami Marra o Romeo la lettura della storia infinita su Roma si legge allo stesso modo: la capitale pare rimanere impantanata nel “fango” dell’immobilismo politico ed è incapace di ripartire.
Lo scoop rivelato da “L’Espresso”, prima, e da “Il Fatto Quotidiano”, poi, ci dice quel che è ormai noto: Romeo ha intestato al sindaco Raggi una polizza vita da 30 mila euro, con causale “relazione”. Il corso intrapreso dagli inquirenti svelerà di più, sopratutto se tale polizza è isolata o se, piuttosto, può significare ben altro magari di penalmente rilevante.
Virginia Raggi deve dimettersi? Ad ora, gli elementi non sono sufficienti per chiedere le dimissioni per direttissima.
Il sindaco di Roma ha sbagliato? Questo è fuor di dubbio. Che la Raggi non sia afferrata nella politica come lo è il sindaco di Torino, Appendino, é chiaro già da tempo. Ha sbagliato la sua organizzazione interna, ha sbagliato a riporre la propria fiducia in personaggi di dubbia levatura e provenienza, ha sbagliato nella comunicazione.
Cosa resta da fare al Movimento 5 Stelle? Se non l’ha ancora ben compreso, il loro tallone d’Achille è tutto nella gestione locale dei “meet-up”. La selezione avviene in maniera approssimativa (unico requisito è avere la fedina penale pulita). E’ giusto che si dia l’opportunità a tutti i cittadini di partecipare attivamente alla vita pubblica, ma il fallace mantra de “l’uno vale uno” non ha fatto altro che generare (anche) soggetti di discutibile capacità politica. Un conto è rendere scalabile un partito, ben altro è darne possibilità a chiunque senza contare quali “legami” alcuni soggetti vi portano all’interno. Quando tali errori si manifestano su Roma è inevitabile che il riverbero sia molto maggiore che in un’altra realtà più periferica e provinciale.
Altro punto fondamentale della vicenda è, appunto, il riverbero. Sopratutto mediatico. Mai prima d’ora si era manifestato così tanto interesse per Roma da parte dei media, anche prima del caso Mafia capitale. E’ innegabile il fatto che su Virginia Raggi ed i pentastellati l’obiettivo è stato puntato fin troppo e non ci si riferisce soltanto alla nota foto scattata sul tetto. Se tutto l’impegno profuso sinora fosse stato utilizzato ben prima della debacle di Marino, forse la città di Roma avrebbe avuto qualche speranza in più.
L’ho detto più volte: di tante realtà possibili, ne conosciamo soltanto una. E’ bene però, ogni tanto, immaginare e chiederci: che cosa sarebbe successo se alle ultime elezioni amministrative fosse stato eletto Giachetti? Quale scenario avremmo avuto, sopratutto dopo l’impero di mafia capitale?
Per il momento, non resta che riflettere. In particolar modo, il Movimento 5 Stelle e Virginia Raggi in primis non possono più attendere: o si riparte o si torna indietro. Stavolta per davvero.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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