L’errare del cerchio: opera prima di Mariangela Rosato

“L’errare del cerchio”, questo il titolo del primo libro di Mariangela Rosato edito da Transeuropa edizioni ed in uscita il prossimo 15 dicembre. Piccola silloge di poesie, ma dal grande significato simbolico e stilistico. Nelle prossime righe, vi spiego perché i versi di Mariangela Rosato riverberino fra i confini di “anima” e “natura”.

L'errare del cerchio - copertina

Mariangela Rosato, da Roma a Parigi

Prima di ogni opera che si rispetti, vi è il suo autore. Aspetto, quest’ultimo, molto spesso sottovalutato. Eppure, è fondamentale per comprendere un’opera, soprattutto se poetica. Infatti, è essenziale conoscere la scrittrice per apprendere appieno “L’errare del cerchio”. Mariangela Rosato, 26 anni, nasce nel Salento (Torchiarolo, provincia di Brindisi) dal quale parte per formarsi. La via “accademica“, infatti, la vede dapprima laureata con lode in Scienze Politiche presso La Sapienza di Roma per poi continuare gli studi a Parigi. Qui, dove risiede attualmente, Mariangela Rosato ha proseguito il cammino accademico alla Sorbonne Université dove ha svolto il secondo anno di laurea magistrale e ha preso parte anche a progetti di ricerca.
Soffermarsi su tali aspetti biografici aiuta a comprendere pienamente i componimenti poetici della sua prima silloge, poiché il viaggio “personale” cambia e rivoluziona la soggettività. Come vedremo, Mariangela Rosato imprime nei suoi versi il suo “errare”: da figlia italica del Sud, sino in Francia, la sua Terra sarà spesso protagonista lirica del suo esprimersi.

L’errare del cerchio, anima e natura di una poetessa

La silloge poetica di Mariangela Rosato si suddivide in tre parti.
Ogni “sezione” del testo racchiude in sé una preziosa tematica che ne contraddistingue l’identità: gli atavici interrogativi sull’esistenza dell’uomo, l’indissolubile legame fra la Terra natìa e l’autrice, il tema attuale ambientale e la salvaguardia.
L’errare del cerchio si apre con il componimento dal titolo “Cosa siamo noi?” attraverso il quale Mariangela Rosato interroga se stessa sull’esistenza umana.
Un’esistenza, quest’ultima, che non si rivolge soltanto alla contemporaneità del vivere ma ad un più ampio “senso cronologico”.
I versi “Ieri, oggi e domani” che danno ritmo e sostanza al componimento chiedono e ci chiedono che cosa l’uomo abbia fatto e sia stato durante tutte le sue generazioni.
Il secondo tema, il forte senso di appartenenza alla propria Terra, è ben rappresentato da “Respira questa terra”. Per quanto il titolo sia da solo ambasciatore dell’affettuoso senso di “mal d’Africa” di Mariangela Rosato, è proprio nei suoi versi che si evince la forza stilistica ed espositiva.

Sì, colpiteli dite,
colpite le loro richieste
di uomini perduti nei rami
degli ulivi, spogli
.”

In questi versi, l’autrice abbraccia con ampio respiro la sua terra d’origine ed al contempo il terzo tema: quello ambientale.
Con forte sensibilità implicita, la poetessa introduce un tema che da anni percuote le terre del Salento ed il simbolo che le contraddistingue. Gli ulivi, vittime della Xylella, si fanno pertanto versi e poesia ne L’Errare del cerchio.
Per quanto tale struttura abbia delle valenze sia stilistiche che tematiche, L’errare del cerchio è pertanto unito da un fil rouge che conduce il lettore lungo i versi della scrittrice.
Senso della vita, amore per la Terra e Ambiente, si fondono in un tutt’uno stilistico che accompagnano il lettore dall’inizio alla fine.

L'errare del cerchio - Mariangela Rosato

Una prima silloge a pieno ritmo

È completa, la prima silloge di Mariangela Rosato. Completa nella sua articolazione tematica, completa nella sua esposizione stilistica, completa nella sua maturità poetica. Se vi è un aspetto che colpisce e rapisce il lettore dal primo sino all’ultimo verso, è il ritmo espositivo che permea in tutto il testo.
I versi della scrittrice sono resi in una vera e propria forma musicale ricercata: fra enjambement, allitterazioni e fonosimbolismi, L’errare del cerchio è arricchito da una sensibilità sonora originale.

Gli “ondeggia, ondeggia, ondeggia” in “Solstizi“, i “Tum tum tum” della già citata “Respira questa terra” e gli esortativi “macchiateci! […], svegliatevi! […], illuminatevi! […] di “Per queste luci” colpiscono il lettore che viene coinvolto nella sinfonia poetica di Mariangela Rosato. L’errare del cerchio non è pertanto “solo” un richiamo al ritorno alle origini, ma un archetipo interrogativo che gira su sé stesso, in modo secolare ed imperituro: “cosa siamo noi?“, appunto.
La silloge si conclude con un componimento che da il titolo al testo. In “L’errare del cerchio“, l’autrice con un uso sempre originale e ripetuto di sibilanti continue si interroga nuovamente sul senso esistenziale dell’essere ricordandoci che “Siamo incatenati a queste porte“.

Per quanto sia la prima opera e la sua prima silloge di poesie, “L’errare del cerchio” rispecchia la grande maturità espositiva e stilistica di Mariangela Rosato. L’autrice si specchia nel suo vivere, fatto di esperienze e forti legami, e tutto il suo essere riflette su di noi…semplici lettori.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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