PD, Calenda: indovina chi viene a cena?

carlo calenda, pd, cena pd, partito democratico, renzi, orfini, gentiloni, minniti, salvimaioNessuno. Questo l’epilogo nonché l’elenco degli invitati alla cena che avrebbe dovuto rilanciare il Partito Democratico. L’iniziativa di Carlo Calenda proposta il 17 settembre è terminata con un nulla di fatto. La proverbiale tavola avrebbe dovuto porre le basi per il riavvio del PD, dopo anche e sopratutto le dichiarazioni di Orfini secondo cui il partito andrebbe sciolto per poi riformato.
Lo stesso giorno dell’invito a cena calendiano, Zingaretti aveva rilanciato l’idea annunciando che lui avrebbe cenato con uno studente ed un operaio.
Eppure, dopo appena 48 ore Calenda annuncia l’annullamento. Il tavolo è saltato, in tutti i sensi.
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Queste dichiarazioni (che, peraltro, non v’era bisogno di Calenda per capire che il PD è più un reparto psichiatrico che un partito) lasciano ben poco all’immaginazione e fanno riflettere almeno su due punti:

– è normale che, in Italia, un partito che ha ultimamente perso tutte le battaglie politiche ed istituzionali, invece di reagire concretamente perda tempo in annunci di cene dando adito al sistema mediatico di narrare l’inenarrabile?

– un governo che si rispetti deve avere una maggioranza in decente equilibrio (equilibrio che si smuove a seconda delle dichiarazioni del “cazzaro verde”, alias Salvini) ed una opposizione altrettanto granitica.

Ecco, il totale vuoto cosmico che gravita attorno al PD non fa altro che confermare l’unico fatto indiscutibile del governo Conte: non c’era e non c’è altra alternativa all’alleanza giallo-verde. Dovesse mai cadere il Salvimaio (ipotesi confutabile, ma fattibile), dall’altra parte ci sarebbero solo aria e polvere.
Buona catastrofe.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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