Referendum costituzionale: Maurizio Landini, il “NO” della sinistra gramsciana

SIENA –Il cambiamento in questo Paese si ha con l’applicazione della Costituzione, non con la sua modifica!
Sul Referendum Costituzionale, Maurizio Landini (segretario Fiom), ha da sempre e subito avuto le idee chiare polarizzando ancora di più il fronte del NO. A differenza degli altri esponenti, fra giuristi, costituzionalisti, la versione “NO” di Landini si avvale di una materia, di un’argomentazione in più: quella del lavoro.
La nostra è una Costituzione non più fondata sul lavoro, ma sullo sfruttamento del lavoro”.
D’altronde, non ci si potrebbe aspettare altro da chi incarna in forma ed essenza i puri ideali della sinistra gramsciana, oggi sempre più tralasciata, dimenticata ed anzi il più delle volte strumentalizzata per fini propagandistici. Ma non è il caso del segretario.
E’ proprio Maurizio Landini che ieri, in un dibattito pubblico tenutosi a Siena sul referendum costituzionale, ha dimostrato quanto coloro i quali, in una visione politica di facciata, si pongono con mal riposta arroganza verso quel fronte sterile e depauperato che i media hanno ormai etichettato come “sinistra”. Interlocutore contrapposto al famoso ex saldatore è stato infatti Andrea Romano, deputato del PD e da settembre 2016 condirettore dell’Unità. Qui il paradosso raggiunge vette (ir)razionali: il giornale fondato da Antonio Gramsci, vede oggi al suo interno direttivo personaggi che nulla hanno a che condividere con l’idea anti capitalistica e con le lotte operaie che tanto hanno contraddistinto la dialettica pura e la politica fondante della sinistra italiana. Evidentemente anche tale aspetto è da ascriversi al “credo” del capitalismo odierno: svuotare totalmente gli ideali per far posto al paradigma unico che è suddito dei poteri forti, dell’Unione europea (od almeno una sua parte), degli Stati (dis)Uniti d’America.
Fortunatamente, Maurizio Landini non ha tardato nel polverizzare verbalmente i deboli presupposti teorici che sono alla base del fronte del “SI” referendario. Tanto ha dimostrato, che il pubblico presente (formato nella sua maggioranza da giovani e da giovani studenti universitari) non ha potuto fare a meno di appoggiare e dare consenso al segretario. Il tutto mentre un Andrea Romano, assieme ad altri sparuti sostenitori del “SI”, era visibilmente in difficoltà considerata non tanto la platea, quanto la povertà delle sue argomentazioni note per essere facilmente smontate anche da un Gasparri qualsiasi. Ciò si misura, inevitabilmente, con le deboli motivazioni della (schi)forma Boschi – Verdini tanto sono intrise di demagogia a buon mercato.
L’esito è, però, ancora tutto da vedere e valutare. Certo, se ci si dovesse attenere ai sondaggi si sa che il fronte del “NO” è in netto vantaggio. Eppure ben sappiamo quanto proprio i sondaggisti, italiani ed internazionali, abbiano miseramente e fallacemente disegnato il panorama politico delle elezioni Usa e non solo.
Se ci si dovesse attenere al dibattito ed alla polarizzazione del pubblico che ha assistito allo scontro Landini – Romano, vincerebbe il “NO” anche in questo caso. Nulla è però più incerto della certezza, sopratutto quando si devono fare i conti con un elettorato indeciso ed in Italia ben sappiamo quanto gli italioti siano volubili, imprevedibili, opportunistici.
In tutto questo rimangono, fortunatamente, gli ideali veri e puri incarnati in personaggi pubblici come Maurizio Landini. L’aspetto che dovrebbe far riflettere la classe politica dirigente è che benché un Landini, un Zagrebelsky, un Rodotà, abbiano una rispettabile e veneranda età, sono comunque seguiti in larga parte da un pubblico giovanile. Ciò dimostra quanto sia più importante avere idee “giovani” che essere giovani fuori. Si spiega, in tal senso, come qualche trentenne di spicco sia più “vecchio” di un Fassino o di un Bertinotti messi assieme.
Ho già citato Mariaelena Boschi?

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

I commenti sono chiusi.