San Pietro Vernotico, divise scolastiche: cari genitori, pensate altrimenti!

san pietro vernotico, istituto scolastico, divise scolastiche, scuola media dante alighieriL’ansia del consumo è un’ansia di obbedienza. Ognuno in Italia sente l’ansia, degradante, di essere uguale agli altri nel consumare, nell’essere felice. Questo è l’ordine che egli ha inconsciamente ricevuto ed a cui deve obbedire”.
A parlare è Pier Paolo Pasolini in “Scritti corsari”. Il 1973 è ormai ben lontano dal nostro attuale presente, ma l’Intellettuale era riuscito ad accorciare le distanze di queste due realtà, grazie alla sua profetica visione.
Inutile dire quanto le assonanze si sprechino con il caso, durato quasi un anno, riguardante l’utilizzo delle uniformi scolastiche volute dall’Istituto comprensivo di San Pietro Vernotico. Il motivo alla base della “battaglia” morale e culturale portata avanti dall’Istituto è, come noto, lo scatenarsi di episodi di bullismo all’interno delle classi. Tanti sono stati, infatti, i piccoli alunni che sono stati presi di mira da altri loro coetanei perché “rei” di non indossare determinati capi di abbigliamento griffati. Qui torna il concetto pasoliniano: l’uniformità del consumo si traduce nell’obbedienza collettiva. Chi pensa, chi agisce, chi vive diversamente è un soggetto estraneo, quindi emarginato, quindi debole in confronto alla “massa” del pensiero unico consumistico e conformistico.
A causa di tutto ciò, l’Istituto ha cercato di prendere provvedimenti che si sono poi successivamente applicati con l’adozione dell’utilizzo di divise scolastiche. Talvolta, quando un modus vivendi è fin troppo radicato all’interno di una struttura sociale, si è costretti a combattere la violenza coercitiva nell’essere conformi agli altri con un’uniformità legalizzata.
Da qui, si è generato lo storytelling che tutti conoscono e che sarebbe difficile riassumere nella sua interezza in poche righe. Basti ricordare che 28 genitori sono insorti contro il provvedimento scolastico in questione, giacché ritenevano ingiusto non solo l’uso delle uniformi ma sopratutto il pagamento delle stesse. Il tutto è stato affrontato attraverso le vie legali, sino all’ultima pronuncia del Tar provinciale di Lecce con la sentenza di mercoledì 1 marzo 2017.
Da ieri, diversi inesattezze sono state riportate da alcuni quotidiani locali circa la stessa ordinanza e l’Istituto scolastico sanpietrano, tramite comunicato stampa, ha tenuto a precisare la veridicità oggettiva della pronuncia del Tar.
Anzitutto, quest’ultimo ha definito che “il provvedimento dell’Amministrazione Scolastica […] sorretto dal pubblico interesse inteso a contrastare il fenomeno del bullismo tra scolari”. In sostanza: il Tar non accoglie in alcun modo la richiesta dei genitori di sospendere tutte le delibere che regolamentano l’uso delle divise nelle aule e nelle attività scolastiche.
Riguardo al costo delle uniformi: queste ultime venivano già fornite gratuitamente dalla ditta producente alle famiglie indigenti. Chi afferma che ciò è avvenuto solo a seguito del provvedimento del Tar, evidentemente, non ha letto il documento in questione, giacché tale concetto viene espresso a pag. 9 del verbale del 7 dicembre del 2016: “un caso a parte è rappresentato dalle famiglie bisognose, per le quali sia la ditta che la scuola si faranno carico del costo delle felpe”.san pietro vernotico, istituto scolastico, scuola media, dante alighieri, divise scolastiche
Fra i benefici educativi riconosciuti dal Tar all’Istituto scolastico si sottolinea l’utilità “in contesti che rendono necessaria la pronta individuazione dei piccoli discenti, anche al fine della tutela della loro incolumità”, rimarcando l’“esigenza di un’agevole rintracciabilità di alunni in occasione di gite scolastiche, o di partecipazione ad eventi in ambienti esterni alla scuola”.
In definitiva, l’Istituto deve solo sospendere le modalità di sanzione per chi non usa le uniformi, per introdurne delle nuove che siano conformi ed idonee per garantire comunque l’obbligo di utilizzo.
Pertanto, chi ha scritto che non vi saranno più sanzioni di alcun tipo è in errore e non ha ben letto il documento del Tar.
Al termine di tutto, si spera che la diatriba fin qui consumata giunga al termine per garantire più attenzione a problemi di maggiore entità, considerando il fatto che il contesto sanpietrano ne ha fin troppi.
Ai genitori, ai sostenitori del non utilizzo delle uniformi, a chi non verifica attentamente le fonti prima di diffondere notizie, è giusto ricordare una massima di Villemessant, giornalista e fondatore del quotidiano francese “Le figaro”: “per i miei lettori è più importante l’incendio in un quartiere che una rivoluzione a Madrid”. I problemi sociali, politici e culturali sono ben altri. Occorre quindi pensare ad essi e cercare di limitarli e, magari, di risolverli. Proprio come il bullismo.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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