San Pietro Vernotico: il candidato suona sempre due volte

“- In che posso ubbidirla? – disse don Rodrigo, piantandosi in piedi nel mezzo della sala. Il suono delle parole era tale; ma il modo con cui eran proferite, voleva dir chiaramente: bada a chi sei davanti, pesa le parole, e sbrigati.” (I promessi sposi – capitolo VI, Alessandro Manzoni)
Alcune assonanze manzoniane ben si configurano con diversi episodi che si stanno consumando quotidianamente nel paese di San Pietro Vernotico. Non v’è bisogno d’un pennacchio aquilino per interpretare i “bravi”, né di indossare un elegante pastrano per emulare don Rodrigo. Gli atteggiamenti, le azioni compiute bastano da soli per oltraggiare la sensibilità e la moralità dei cittadini.
L’Italia, com’è purtroppo noto, vive la storia universale e quella propria con un lunghissimo posticipo di decadi. Dopo il secondo dopo guerra, ha vissuto ciò che gli storici definiscono come “post-industrialismo” che, dal punto di vista meramente socio politico, si traduce nel ferreo paradigma del padre padrone (in questo caso il partito) che percuote e schiavizza il popolo asservito, così come ha fatto la DC per decenni.
Ad oggi il torbido sostrato culturale, quello decretato dall’assenza totale di una vera Conoscenza propriamente detta, vede invece la popolazione tutta in pieno periodo post-fascista nel quale il “popoletto” parrebbe necessitare di direttive politiche ed indicazioni sulle modalità di voto, quasi avesse perduto da poco il dux imperator e si trovasse d’un tratto sprovvisto di qualsiasi genere di sicura guida. Così accade oggi, sul piano locale e nazionale, in cui delegati e candidati dei più divergenti schieramenti (ma coesi solo da pure contingenze strumentali) adoperano l’obsoleta ed offensiva tecnica del “porta a porta”.
Ci si chiede se, nel 2015, il cittadino abbia ancora necessariamente bisogno di essere edotto sulla modalità di voto; ci si chiede, se ciò è davvero “tutta un’ altra storia”, perché si cerchi di impartire lectio magistralis al cittadino su tematiche che lo stesso potrebbe conoscere financo meglio del candidato – piazzista. E’ una triste realtà quella in cui si vive. Una realtà in cui la politica si rende da sola becera e demagogica invece di sollevare ed ergere il cittadino come suo primo ed unico punto di riferimento.
Non è una buona politica richiedere implicitamente preferenze, giacché appartiene alla cultura post-fascista, quindi democristiana.
Il tempo dell’asservimento, della riverenza servile ed incondizionata dovrebbe essere giunto al termine. E’ ora che tale tipo di politica si faccia da parte, poiché la sovranità appartiene al popolo. E a lui solo.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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