Sentenza trattativa Stato – mafia: il silenzio uccide di più

trattativa, stato mafia, sentenza, dell'utri, prima repubblica, seconda repubblica, via d'amelio, capaciNon più dubbi, né supposizioni, né teorie di complotto: la trattativa Stato – Mafia c’è stata. La sentenza di primo del 20 aprile, non solo afferma che i mandanti delle stragi di Capaci e via D’Amelio appartenevano ad entrambi i fronti, ma ci mostra inevitabilmente una nuova chiave di lettura tra la fine della Prima Repubblica e l’inizio della Seconda. Il tutto mentre la Terza tarda a nascere.
Inutile dire quanto questa sentenza da un lato rende giustizia sia alla Storia italiana che a coloro i quali (fra giornalisti, intellettuali, giuristi), fino a qualche giorno fa, venivano additati come eversivi e complottisti. Costoro non potranno che prendere atto del fatto che le narrazioni da loro raccontate avevano sia fondamento che contezza degli eventi storici. Tutti “gli altri” (fra politici, uomini dello Stato, intellettuali e giornalisti, o presunti tali) che gettavano acqua sul fuoco dell’attenzione pubblica sul caso trattativa dovrebbe recitare un pubblico “mea culpa” a reti unificate. Invece nulla.
Mentre riflettiamo sugli ultimi vent’anni e più di storia italiana, coloro i quali hanno rappresentato l’Italia e/o la rappresentano tutt’ora tacciono mestamente. Sia attraverso i media tradizionali, che i social. Qualche esempio fulgido e chiaro: su Facebook l’ultimo post di Matteo Renzi (segretario ombra del PD) è datato 18 aprile ed immortala il fiume Arno (dal quale pensa di veder passare i cadaveri dei propri nemici, Di Maio in primis); lo pseudo reggente dello stesso PD, Maurizio Martina, posta (giusto il 20 aprile) un pensiero politico contro “tatticismi esasperati” e “giochi di posizionamento”; ancor più grave il silenzio del già magistrato Pietro Grasso il cui ultimo post (datato 14 aprile) tratta i bombardamenti in Siria. Non sia mai enunciare qualche esternazione sui “bombardamenti” di via D’Amelio e Capaci.
Tralasciando, per ovvie ragioni, gli esponenti forzisti l’omertà degli esponenti della cosiddetta sinistra (o presunta tale) che dovrebbe avere a cuore i valori di giustizia e legalità fa ancora più male. D’altronde gli stessi attori politici hanno taciuto per decenni sul caso trattativa, mentre i vari Zagrebelsky, Rodotà, Di Matteo, Ingroia (e tanti altri) cercavano di far emergere il caso agli occhi dell’opinione pubblica. Inutile poi stupirsi se Alessandro Di Battista, in piena campagna elettorale, è stato l’unico esponente politico che ha pubblicamente letto la sentenza Dell’Utri davanti i cancelli della villa di Arcore. Un tempo v’erano i vari “girotondi”, le bandiere rosse. Ora tutti tacciono. Forse perché parte del caso trattativa Stato – Mafia è passata financo attraverso il trittico D’Ambrosio – Mancino – Napolitano?
Gli effetti dell’omertà (politica e mediatica) sono ormai sotto gli occhi di tutti: può Silvio Berlusconi, condannato, il cui nome compare sulla sentenza Dell’Utri per ben 137 volte su un totale di 74 pagine, interdetto dai pubblici uffici per effetto della legge Severino, fare compagna elettorale ed essere ricevuto dal Capo dello Stato durante i vari giri di consultazioni per la nascita di una potenziale Terza Repubblica, lui che ha partecipato alla “deflagrazione” della Prima e della Seconda? Evidentemente sì. Perché siamo in Italia. E l’Italia un Paese normale non lo sarà mai, anche dopo una sentenza coraggiosa e doverosa come quella sulla trattativa.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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