Dieci anni di Partito Democratico. E sentirli tutti, anzi, magari dimostrarne anche di più. La settimana scorsa il PD ha celebrato la sua prima decade. Lo stile, stando alle registrazioni degli interventi, è sempre lo stesso: autoreferenzialità, divisionismo, sguardo al passato, miopia verso il futuro. Presente non pervenuto. Anzi, il presente ci viene raccontato giorno per giorno, con le dichiarazioni del segretario Matteo Renzi che continua a svolgere il ruolo di premier ombra, alle spalle del presidente del Consiglio ufficiale, Paolo Gentiloni. Il resto è storia nota fra franchi tiratori, un Romano Prodi colpito sia da premier che da potenziale e papabile presidente della Repubblica, tradimenti più o meno evidenti, collusione con il caso di “Mafia capitale“, alleanze con tutti i gruppi parlamentari avversari (primo fra tutti il sempre verde Silvio Berlusconi), firma col sangue sul “Patto del Nazareno“, azzeramento della dignità del lavoro, una mancata (per fortuna) riforma costituzionale che avrebbe danneggiato la democrazia, una legge elettorale di nominati a ridosso delle elezioni. Potremmo continuare oltre eppure ci fermiamo qui. Frattanto i dirigenti del PD hanno annunciato la campagna elettorale: si svolgerà all’interno di un treno. Lo stesso treno che, vent’anni fa, Corrado Guzzanti aveva immaginato con a bordo l’allora alfiere democratico: Francesco Rutelli. E’ inutile. Questa classe Dem non riesce proprio ad andare oltre, rendendosi satira di se stessa. Si dice che il treno passi una volta sola. Per fortuna!