Ischia: quando l’abusivismo edilizio fa crollare l’Italia

foto de ilfattoquotidiano.it

Non c’è apologia che tenga. Non ci sono giustificazioni, né condanne dei soliti “avvelenatori di pozzi” del web (per usare il cifrario di Enrico Mentana) che potranno riportare in vita chi è stato sepolto sotto le macerie. Ancora terremoti, ancora una testimonianza di quanto l’Italia sia un Paese debole, sotto ogni punto di vista. Debole perché, ad oggi, resta uno degli Stati più sismici d’Europa ma anche perché nonostante questa “naturale” connotazione il sistema italiano (sia esso politico che edilizio) è ancora più fragile.
Già perché, al di là di qualsiasi tipo di critica buona o cattiva che sia, è evidente che una scossa di magnitudo 4 come quella che ha fatto tremare la scorsa notte l’isola di Ischia non deve generare quel tipo di danno, quel tipo di crolli. Non può e non dovrebbe far morire nessuno. Eppure i fatti ci dicono altro: 2 morti e ben 2600 sfollati.
Il nervo scoperto che prende il nome di “abusivismo edilizio” non è una mia pura fantasia né un’accusa gratuita ed infondata. A parte i passati episodi analoghi che si sono verificati negli ultimi anni (per non dire negli ultimi mesi) ad esprimere il giudizio sono stati Egidio Grasso, presidente dell’Ordine dei geologi della Campania, e Francesco Peduto, presidente nazionale dei Geologi. Il primo afferma che “le cause potrebbero essere ricercate negli effetti di amplificazioni sismiche locali o nelle costruzioni abusive realizzate senza alcuna verifica sismica”, mentre il secondo dichiara come sia “allucinante che si continui a morire per terremoti di questa entità.
Cosa fare quindi? Ai semplici cittadini “astanti” resta il dovere di vigilare nel quotidiano ogni qual volta devono ampliare o costruire la propria abitazione affinché esse siano edificati secondo legge; agli osservatori resta il dovere di far riflettere gli italiani su casi di questo genere; alle autorità competenti spetta il dovere di far luce su quanto accaduto nella speranza di trovare sia il “peccato” che i “peccatori”. Agli operatori civili, pompieri in primis, spetta l’eroico atto di salvare e preservare gli sfortunati cittadini. E sappiamo quanto sia essenziale e fondamentale il loro aiuto. Dovremmo ringraziarli sempre, ogni volta.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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