San Pietro Vernotico: orizzonti di (vana) gloria

Due generali francesi della Prima guerra mondiale ordinano un attacco suicida. Al seguito del fallimento di quest’ultimo, i due incoscienti militari accusano i soldati sottoposti di codardia decidendo così di fucilarne tre a caso in segno d’esempio per il resto della truppa. Nonostante gli sforzi di un onesto colonnello, la sentenza giunge immediata. Per chi non fosse avvezzo al buon cinema, la trama qui enunciata è uno dei tanti capolavori di Stanley Kubrick: “Orizzonti di gloria” e la stessa può essere tristemente parafrasata per descrivere in maniera sintetica la situazione sociale che gravita attorno al clima pre elettorale di San Pietro Vernotico. Benché la campagna sia iniziata precocemente tra l’estate e l’autunno 2014, soltanto nell’ultimo mese si è registrato un bislacco e grossolano sentimento civico di tanti piccoli e laboriosi moralisti. Ecco, una delle prime ed essenziali modifiche da applicare alla parafrasi della trama kubrickiana è il fatto che nel paese sanpietrano alla schiera degli antagonisti, oltre ai due grandi generali delle schiere partitiche, si aggiungono molti commilitoni e sottoposti che, in maniera notoriamente volontaria e impuramente vistosa, ledono loro stessi e la cittadinanza tutta.
Giovani faccendieri, prorompenti borghesi della prima e dell’ultima ora, baldi avventurieri d’ogni segreteria politica, edotti della cultura “fai da te” e vecchi volponi mai celati, riempiono il palinsesto degli ormai strumentali incontri pubblici, che si contano quotidianamente a decine fra una schiera e l’altra. Che questi scenari fossero ormai cosa nota anche ai meno navigati delle elezioni amministrative, lo si sapeva da tempo immemore. Ciò che ferisce al cuore della non più salutare cittadina sanpietrana è la svendita totale dei figuranti che compongono lo spettacolo qui descritto. Come spesso e volentieri accade ad Hollywood, attori (o presunti tali) di spessore e carisma si vendono per produzioni da tripla A. Grande marketing, ma totale vuotezza di contenuti qualitativi, etici e morali. Tra la coscienza e l’incoscienza dominanti, viene da chiedersi: se tale febbrile voglia spasmodica d’organizzare pubblici dibattiti si fosse verificata negli ultimi cinque anni, forse San Pietro Vernotico sarebbe ad oggi un paese nettamente più fertile, se non altro sotto il profilo socio culturale?
Invece, duole affermarlo, è il “popolo soldato” a decretare la qualità della condotta propagandistica, giacché si rende esso stesso strumento di chi detiene il potere o di chi ne brama il raggiungimento. Di contro canto, i due grandi generali si misurano e si presentano da soli: se da un lato il primo ha impiegato il suo mandato, pur lavorando, distaccandosi glacialmente dallo strato sociale del paese, dettato da una totale assenza comunicativa e da una squadra partitica discutibile e non all’altezza del compito, dall’altro si propina il vecchio per il nuovo con una coalizione speculare al nazionale, ossia più di destra che di sinistra, e con un generale che adempirà al volere del sergente maggiore comandante piuttosto che a quello della sua squadra.
Resta invece, tra il brusio di sottofondo ed il cincischiare continuo, l’assenza almeno apparente del “colonnello onesto“. Forse è fuggito, forse non giungerà mai. Al popolo libero, quello non arruolato, non spetta altro che fare opposizione. Il resto sarà comunque un lungo metraggio già visto.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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