LECCE Antonio Caprarica svela i segreti del giornalismo

Non è mai semplice trovare le giuste parole per descrivere eventi che operano al di
fuori dell’ordinario. Quello avvenuto di recente presso le Officine Cantelmo di Lecce ne è testimonianza. Si è infatti svolto il seminario di aggiornamento professionale per giornalisti, a cura dell’Ordine
stesso. Si opera in tal senso, poiché attualmente fare il mestiere del
giornalista non è mai stato così arduo, dal momento che gli editori spesso e
volentieri trasformano in chimere l’apprendistato. Pertanto si avverte il
bisogno di conoscere questo mondo e tali incontri sono deputati proprio in
questo.


Ciò
che denota la parte esclusiva del tutto è stato il relatore dell’evento: Antonio Caprarica, volto noto del Tg1 che lo ha visto come inviato in
Inghilterra e Francia, dopo i servizi svolti e girati in Afghanistan, Baghdad e
a Gerusalemme durante la guerra del Golfo nel 1990.

Tema
portante dell’incontro sono stati, pertanto,
i trucchi ed i segreti del giornalismo radio-televisvo.

Moderatore
dell’argomento è stato il dott. Mauro
Giliberti
, direttore di Telerama.

“Il giornalismo è
la vera qualità di una democrazia”
,
esordisce il giornalista RAI. “Eppure,
esso ha a che fare con i ricatti e lo spionaggio sin dall’inizio. Anche con
questi limiti, sicuramente facenti parte degli istinti meno nobili dell’uomo,
il lavoro giornalistico è assolutamente indispensabile”.

“A volte”, continua Caprarica “è persino indispensabile notare e
denunciare il male. Non bisogna infatti dimenticare che il male altro non è se
non l’abuso del potere.  Quest’ultimo
c’era e c’è”.

Dopo
questa dichiarazione concisa e sentita, si è portata la discussione sul tema
del giornalismo televisivo il quale “non
può definirsi tale senza un adeguato lavoro di squadra tra l’inviato ed il
camera-man”.

“Nel 1988”, afferma il Nostro,”quando ero inviato all’estero, la troupe
RAI era composta da un giornalista ed un operatore. Essere soltanto in due,
significava accettare un sfida. Il testo, in questi casi, deve necessariamente
essere essenziale. Mentre quello della carta stampata focalizza un fatto con le
parole, quello televisivo incentra la vicenda con immagini di 2 o 4 secondi
l’una.”

Da
questa tecnica, si è passati al tema delle interviste il cui principale segreto
“è fare dell’intervistato un personaggio.
Un uomo vero che risponde a domande altrettante sincere.”

Purtroppo”, dichiara Caprarica “nel nostro paese è difficile fare delle interviste
che non contengano messaggi subliminali e che siano fuori da contesti politici,
così come”
continua “è sibillino il
rapporto tra stampa e magistratura. In Italia si sta constatando sempre più
spesso come un giornalista possa trasformarsi nel megafono di un magistrato. E’
come un cortocircuito: nocivo sia per l’informazione che per la giustizia”.

“Differente dal
contesto inglese”

ribadisce il giornalista “dove non è
lecito parlare sui giornali dei processi in corso, sino al momento in cui il
giudice non ha dettato l’ultima sentenza. Anche se è pur vero che nel momento
in cui la vita privata minaccia quella pubblica, bisogna denunciarla facendo
altresì attenzione ad evitare situazioni pericolose.”


L’incontro
è poi volto al termine con alcune domande fatte dal pubblico, la cui
maggioranza composta da giornalisti, che si è rivelato entusiasta ed orgoglioso
di aver incontrato una figura professionale di tale portata.

In
un paese dove è difficile, soprattutto per i giovani, operare in questo
settore, il seminario con Antonio Caprarica è stato non solo motivo di crescita
personale, ma anche motivo di speranza per il futuro.

Per
essere giornalisti,in fin dei conti, come lui stesso ha affermato, non
occorrono studi particolari e approfonditi. Ciò che è essenziale è “consumare le scarpe”.

 

 

Marco Marangio

fonte, L’Ora Del Salento” 20 DIC 2009

 

 

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

Un commento:

  1. Perrucci Antonio

    sarà un bravo giornalista,ma al pari di tanti che scrivono libri al momento opportuno,scivola in una frettolosa copiatura di lavori fatti da altri. La sua ultima “fatica”: C’era una volta in Italia, sembra la fotocopia di testo scritto da Vito Di Dario: Oh,mia Patria; edito da Le Scie Mondadori nel 1990. Verificare per credere.

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