Lettera a Michele Santoro

Caro Michele,



ho riflettuto su quanto è accaduto giovedì ad
Annozero.
E, siccome è accaduto davanti a 4 milioni di persone, te ne parlo in
forma pubblica. Parto da una tua frase dell’altra sera: "Parliamo di
fatti". Il punto è proprio questo. Si può ancora parlare di fatti in
tv? Sì, a giudicare dagli splendidi servizi di
Formigli, Bertazzoni e Bosetti.
No, a giudicare dal cosiddetto dibattito in studio, che non è più (da
un bel pezzo) un dibattito, ma una battaglia snervante e disperante fra
chi tenta di raccontare, analizzare, commentare quel che accade e chi
viene apposta per impedirci di farlo e costringerci a parlar d’altro.





La maledizione della
par condicio, dovuta alla maledizione di Berlusconi,
impone la presenza simmetrica di ospiti di destra e di sinistra. E,
quando si tratta di politici, pazienza: la loro allergia ai fatti è
talmente evidente che il loro gioco lo capiscono tutti.


Ma quando, come l’altra sera, ci si confronta fra giornalisti, anzi fra
iscritti all’albo dei giornalisti, ogni simmetria è impossibile: quelli
"di destra" parlano addosso agli altri e – quando non sanno più che
dire – tirano fuori le mie condanne penali (inesistenti) o le mie
vacanze con mafiosi o a spese di mafiosi (inesistenti). Da una parte ci
sono giornalisti normali, come l’altra sera
Gomez e Rangeri,
che non fanno sconti né alla destra né alla sinistra; e dall’altra i
trombettieri. Che non sono di destra: sono di Berlusconi. E non fanno i
giornalisti: recitano un copione, frequentano corsi specialistici in
cui s’impara a fare le faccine e a ripetere ossessivamente le stesse
diffamazioni.




Invece di contestare i fatti che racconti, tentano di squalificarti
come persona. Poi, a missione compiuta, passano alla cassa a ritirare
la paghetta. E, se non si abbassano a sufficienza, vengono redarguiti o
scaricati dal padrone. Non hanno una faccia e dunque non temono di
perderla.


Partono avvantaggiati, possono permettersi qualunque cosa. Non hanno
alcun obbligo di verità, serietà, coerenza, buonafede, deontologia. Non
temono denunce perchè il padrone mette ogni anno a bilancio un fondo
spese per risarcire i danni che i suoi sparafucile cagionano a tizio e
caio dicendo e scrivendo cose che mai scriverebbero o direbbero se non
avessero le spalle coperte. Come diceva
Ricucci, che al loro confronto pare Lord Brummel, fanno i froci col culo degli altri.



Sguazzano nella merda e godono a trascinarvi le persone pulite per
dimostrare che tutto è merda. E ci tocca pure chiamarli colleghi perchè
il nostro Ordine non s’è mai accorto che fanno un altro mestiere.


Ci vorrebbe del tempo per spiegare ogni volta ai telespettatori chi
sono questi signori, chi li manda, quali nefandezze perpetrano i loro
"giornali", perchè quando si parla di
Bertolaso rispondono sulle mie ferie e soprattutto che cos’è davvero accaduto a proposito delle mie ferie: e cioè che ho documentato su voglioscendere.it di aver pagato il conto fino all’ultimo centesimo
e di aver conosciuto un sottufficiale dell’Antimafia prima che fosse
arrestato e condannato per favoreggiamento, interrompendo ogni rapporto
appena emerse ciò che aveva fatto (i due trombettieri invece dirigono e
vicedirigono i giornali di due editori –
Giampaolo Angelucci e Paolo Berlusconi, già arrestati due volte ciascuno, il secondo pregiudicato – e non fanno una piega).



Ma in tv non c’è tempo per spiegare le cose con calma. E, siccome io
una reputazione ce l’ho e vi sono affezionato, non posso più accettare
che venga infangata ogni giovedì da simili gentiluomini.


Gli amici mi consigliano di infischiarmene, di rispondere con una
risata o un’alzata di spalle. Nei primi tempi ci riuscivo. Ora non più:
non sai la fatica che ho fatto giovedì a restarmene seduto lì fino alla
fine. Forse la mia presenza, per il clima creato da questi signori, sta
diventando ingombrante e dunque dannosa per
Annozero.
Che faccio? Mi appendo al collo le ricevute delle ferie e il casellario
giudiziale? Esco dallo studio a fumare una sigaretta ogni volta che mi
calunniano? O ti viene un’idea migliore?

Da il Fatto Quotidiano del 20 febbraio

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.