“Buongiorno sono Nichi Vendola”. Dai tempi di Nixon, le telefonate dei politici hanno sempre emanato verdetti e hanno forse rappresentato le peggiori sentenze e condanne poste sul capo di uomini al potere. L’ultima ed ormai criticatissima telefonata del presidente della Puglia Nichi Vendola ne da ulteriore esempio.
Purtroppo. Purtroppo perché Vendola ha, sino a qualche anno fa, dato dimostrazione che, forse, qualcuno che dicesse e facesse cose di sinistra c’era ancora. Ha parlato di poesia, nonostante la sua ultima risata di poetico non avesse nulla.
Peccato. Perché ha asfaltato quanto di buono aveva duramente costruito sino ad ora. Ancora più doloroso è stata la sua prima reazione dopo la pubblicazione da parte de ilfattoquotidiano.it dell’intercettazione.
“Non ho riso dei morti di Taranto”, “Attacco violento” ed altre dichiarazioni sono state le prime uscite dopo lunghissime ore di silenzio. Non solo. Querela il Fatto Quotidiano. Peccato però che i giornalisti non avessero affatto ammesso o voluto esprimere che la sua risata fosse diretta ai decessi per neoplasie. Piuttosto i punti erano (e rimangono tutt’ora) due: il primo, il più evidente, è che la risata avallava, in un certo qual modo, il repentino “scatto felino” eseguito dall’Archinà contro il cronista che, professionalmente, stava facendo il suo lavoro; il secondo, non meno evidente del precedente, è l’intimità con la quale i due colloquiavano.
È questo il Nichi Vendola che noi elettori non avremmo mai voluto scoprire. Poco è servito scusarsi con 24h di ritardo della propria risata che, ammette il presidente, essere indirizzata al giornalista. salvo poi dire in seduta regionale che l’audio, nel montaggio video, era stato modificato e le risate allungate.
Peccato, Nichi Vendola. Da uomo di sinistra si è comportato in questa vicenda come i suoi avversari di destra.