Un editoriale oscurato due volte su due siti diversi

Diffondiamo l’articolo che non si voleva far
leggere

"Il serial killer della memoria e della libera informazione" è il
titolo  di un acuto editoriale di Roberto Morrione, presidente della
Fondazione Libera Informazione, in cui si criticano le accuse di Silvio
Berlusconi a Roberto Saviano e agli autori di serie televisive sulla
mafia come "La piovra" ricordando che non è la prima volta che il
presidente del Consiglio lancia simili invettive prendendo di mira
invece dei mafiosi e delle loro losche imprese, scrittori e giornalisti
che ne parlano.  Non ci sarebbe che da consentire o dissentire su questa
o quella affermazione di Morrione, se nei giorni scorsi il suo articolo
non fosse inopinatamente divenuto il bersaglio di un atto di
intimidazione e di oscuramento finora senza precedenti in Italia. 

Alla
fine della scorsa settimana, c’è stata una effrazione notturna alla
redazione di Articolo 21, a Roma, ed il furto di sette computer e con
essi della chiave di accesso al sito web della stessa associazione. Poi è
stato manomesso il notiziario online di Articolo 21. Con un intervento
di chirurgia informatica è stato cancellato l’articolo di Morrione. Al
suo posto gli hacker hanno messo l’immagine di un teschio, e un link ad
un sito pornografico. Il giorno dopo lo stesso attacco, allo stesso
editoriale di Morrione, è stato ripetuto sul sito della Fondazione
Libera Informazione, collegato al sito di Articolo 21. 

Gli
episodi hanno suscitato grande allarme. Ci sono state attestazioni di
solidarietà  del sindacato dei giornalisti e di altri. I fatti sono
stati riferiti dalle agenzie di stampa e da comunicati di Articolo 21 e
di Libera diffusi in rete. Ma la notizia sull’accaduto non ha raggiunto
le pagine dei giornali e il grande pubblico dei lettori dei quotidiani e
dei telespettatori. Non c’è da stupirsi più di tanto. Gli episodi di
oscuramento dell’informazione, le intimidazioni a giornali e
giornalisti, purtroppo non fanno notizia nei giornali, e anche per
questo atti così gravi suscitano così poca solidarietà. Queste notizie
restano inedite. Nelle redazioni si dice che non interessano i lettori,
non si tiene conto della loro importanza sociale: cioè che
l’informazione deve assolvere la funzione di servizio pubblico facendo
conoscere ai cittadini "anche" queste notizie, il fatto che  un
giornale, che esprime opinioni senza peli sulla lingua su qualche
potente – in questo caso sugli interessi del presidente del Consiglio –
non può stare tranquillo neppure quando ha chiuso a chiave a doppia
mandata la porta della redazione.

Se avvengono fatti così  gravi,
bisogna farlo sapere ai cittadini. 

  I nostri giornali di
solito parlano di queste cose solo quando capitano in casa propria,
nella propria redazione, ai propri giornalisti. E’ un criterio assurdo
che non rispetta i canoni del giornalismo e neppure il diritto dei
cittadini a sapere cosa accade di rilevante. Io credo che i giornali
devono invece trovare lo spazio per riferire queste cose, a costo di
tagliare qualche riga di gossip, qualche notizie di intrattenimento,
qualche finto retroscena della politica, o qualche chicca da
interviste-fiume auto-celebrative che straripano. Inoltre credo che i
giornali devono reagire coralmente in casi come questo, di fronte
all’oscuramento di un articolo specifico, e nel solo modo efficace:
pubblicando la notizia dell’abuso e ripubblicando nelle proprie pagine,
per esteso, o per  sintesi, lo stesso articolo che si vuole oscurare.
Solo così si possono scoraggiare i prepotenti e i violenti a ricorrere
ad attacchi di questo tipo: facendo vedere che non producono
l’oscuramento ma l’amplificazione e la propagazione di una notizia o di
un commento critico. In questi casi, ripubblicare non significa
condividere e sottoscrivere il contenuto, circostanza che può essere
specificata con una premessa esplicita, per dire che ciò che
condividiamo e vogliamo difendere è il diritto di ognuno di dire la sua,
di esprimere opinioni e critiche nei confronti di chiunque. In questi
casi ripubblicare un articolo significa mettersi al fianco del giornale 
e del giornalista colpito. Significa fare la scorta mediatica.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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