Ogni tanto fa bene svagarsi. Magari con una camminata veloce. Magari in pieno stile Daniela Santanchè, in completo di Chanel per le vie di Milano. Potrebbe sembrare inutile, futile e per certi versi anche autolesionistico discutere dei canali social di alcuni (dis)onorevoli. Eppure riflettere per un paio di minuti sul modo in cui si sta evolvendo la comunicazione politica ci aiuta a districarci nella lettura di post o nella visione di alcune foto. Nel caso della Santanchè è bene invece parlare di involuzione comunicativa.
E’ ormai noto che una delle più agguerrite ancelle berlusconiane di sempre ha letteralmente “spopolato” su Instagram, il social di foto sharing più gettonato. La Santanchè, in particolare, è solita postare foto della propria vita privata (figlio e compagno in primis) ed anche imprese eroiche culinarie (il video degli gnocchi fatti in casa ha raggiunto milioni di visualizzazioni). L’ultima foto ha fatto discutere non poco, avendo fatto il salto anche sui quotidiani nazionali. Nello specifico, si vede la Santanché con completo integrale di Chanel in una via di Milano. Nella didascalia si legge “e adesso per un’ora si cammina” seguito da un tristissimo hashtag #camminataveloce. Da qui sono seguiti sia migliaia di like, che altrettanti commenti di disappunto. Uno fra tanti, ovviamente, riguarda l’outfit. Effettivamente, una tuta di Chanel per la camminata veloce proposta non è adeguata. O meglio, non è adeguata per la restante parte della popolazione italiana (95%) che non può permettersi una tuta Chanel a prescindere dall’uso che ne si faccia.
Cerchiamo di allargare lo zoom e guardiamo il caso in un insieme più generale. A postare foto e video di questo genere non è una fashion blogger, né un vip, né una stilista. E’ un parlamentare della Repubblica italiana il cui compito istituzionale prescinde determinati contesti ed aspetti privati. Da un parlamentare della Repubblica ci si aspetta ben altro. Anzitutto v’è da chiedersi: è giusto che utilizzi i social per comunicare? Risposta: certo, se si vuole vivere nella contemporaneità. Dipende, però, cosa si posta. Su un account Instagram (o Facebook, o Twitter) di un parlamentare ci si aspetta che vengano condivisi contenuti del proprio lavoro: proposte di legge, interventi parlamentari e quant’altro.
Eppure è di Daniela Santanchè che si parla, quindi la soluzione viene facile. Ella è nota per essere una fra le più vacue figure istituzionali della Repubblica e non solo per aver appoggiato Silvio Berlusconi sempre e comunque. E non solo perché anch’ella credeva che Ruby fosse, realmente, la nipote di Mubarak. Personaggi pubblici e vacui di questo tipo ve ne sono fin troppi: basti pensare a un Gasparri, a un Razzi, a un Capezzone, a un Crimi, a una Gelmini. E’ bene fermarsi, perché la lista potrebbe non terminare mai.
Quindi: perché tali personaggi fanno un tale uso dei social media? Per riacquistare consenso spicciolo fra gli utenti, proprio in virtù del fatto che non hanno nulla di concreto da offrire. E’ bene pertanto stare alla larga da alcuni account e seguire, magari, quei parlamentari che sui social mostrano i frutti del proprio lavoro.
Per dare prova dell’inconsistenza politica e culturale di Daniela Santanchè (qualora ve ne fosse bisogno) vi propongo “il meglio” (quindi il peggio) di un paio di ormai storici dibattiti avuti fra Andrea Scanzi (giornalista del Fatto) e la suddetta onorevole. Come disse Scanzi: “mi scuso per la parola onorevole”.