di MARCO MARANGIO
SAN PIETRO VERNOTICO – “Perché Bosnia?” Questo l’interrogativo che si è posto Luca Leone, giornalista, che nella stesura del suo libro “Bosnia Express” e che ha presentato a San Pietro Vernotico presso il circolo Arci, “la Factory”, di via Lecce.
Davanti a tanti giovani, curiosi e ansiosi di sentire la sua storia, Leone ha raccontato quanto ha visto nel suo viaggio in Bosnia e ha poi documentato il tutto, come solo un giornalista della sua levatura sa fare, nella stesura della sua opera.
Ciò che ha narrato Leone in “Bosnia Express” e, di riflesso, agli attenti ascoltatori in quella sede, è stata l’immagine di un dopoguerra mai ultimato poiché, ancora oggi, il paese è in mano a politici corrotti, alle mafie che ripuliscono il denaro sporco nel settore immobiliare e nelle banche occidentali e arabe.
“Ho tratto il titolo – spiega il giornalista di frontiera – ricordando un pomeriggio passato alle sorgenti della Bosnia, vicino alle quali vi erano delle giostre. Una di queste era un trenino denominato proprio Bosnia Express. Nella mente mi è rimasta impressa quell’immagine, perché rievoca il mondo dei bambini, tema, quello dell’infanzia, che ho particolarmente a cuore”.
Luca Leone, infatti, racconta come abbia preso in affido una bambina bosniaca affermando che, il senso dell’affido a distanza non si consuma soltanto nel “dar da mangiare” ad una bimba, ma soprattutto controllare la sua continua crescita morale e sociale.
Seppur è l’infanzia, quindi, a fare da sfondo al libro in questione, ben altri drammatici contesti vengono testimoniati dal giornalista.
“Il dopoguerra bosniaco è stato davvero drammatico. Il panorama politico del territorio, offre personaggi che si sono arricchiti grazie alla guerra pur avendo sulla coscienza diversi genocidi. Non solo si sono arricchiti attingendo risorse dal mondo bellico, ma dal punto di vista giudiziario si sono auto assolti facendo delle leggi attraverso le quali eludere la giustizia. Un po’ come accade qui in Italia”.
Alcune assonanze, con il territorio italiano, sono sembrate inequivocabili per Luca Leone ed attribuisce all’Italia stessa alcune responsabilità dell’attuale situazione socio politica che impera in Bosnia.
“Dopo il 1995, la Bosnia è divenuta di tutela internazionale e, nonostante tutto, nulla è stato fatto per concedere al paese, dopo la guerra, di rinascere dalle proprie ceneri. Infatti, benché si siano fatti arrivare milioni di soldi per la ricostruzione bosniaca, molti di questi sono stati rubati e solo una minima parte sono giunti alla società civile”.
Alla luce degli episodi raccontati dal giornalista, pertanto, viene da pensare quale tipo di giustizia vi sia in Bosnia.
“La Bosnia, sostanzialmente, è un paese in cui non si è mai fatta giustizia. Colpisce il fatto che nonostante esso abbia pagato un prezzo altissimo, tra morti, genocidi e donne stuprate, vi siano politici che delinquono in modo vergognosamente criminoso. Non è soltanto difficile denunciarli, ma persino portarli a processo e destituirli dal loro potere politico”.
Un ultimo scorcio, fertile di speranza, viene regalato da Luca Leone quando parla del fervore culturale dei giovani bosniaci che, da soli, rendono la loro terra natia sicuramente più positiva a dispetto di tutte le altre drammatiche realtà.
“E’ bello sapere che vi sono dei giovani che tentano di riportare in auge il loro paese attraverso la lettura. Questo fa comprendere come non sia una terra di barbari, come molti affermano, ma è un luogo dove è nata della bellissima poesia. Adesso si riparte dalla base per rigenerare l’élite culturale”.
Il giornalista, prima di terminare la presentazione, espone un monito che è quello del dovere civile di ogni cittadino raccontare e testimoniare quanto accade ancora in Bosnia e in scenari simili e conclude: “Io non faccio nulla di esaltante. Narro e spiego le ragioni di questo conflitto, raccontando alla gente comune ciò che ho visto. Solo in questo modo si può generare un lascito per le generazioni a venire”.
Senzacolonne 08/03/2011