Udienza, oggi a Milano, per uno dei
processi che coinvolgono Silvio Berlusconi: quello sui diritti
televisivi di Mediaset. Il premier, con una lettera, ha spiegato
che i suoi impegni gli impedivano di presenziare in aula. Ma la
mossa più importante è quella fatta da uno dei suoi difensori,
Niccolò Ghedini: il legale ha chiesto di riaprire i termini per
valutare l’eventualità di ricorso al rito abbreviato. Anche a
dibattimento iniziato, come nel caso in questione. Dopo una breve
camera di consiglio i giudici della prima sezione penale hanno
respinto la richiesta.
L’iniziativa di Ghedini è stata formulata sulla scorta della
sentenza della Corte Costituzionale che aveva giudicato
parzialmente illegittimi gli articoli 517 e 516 del Codice di
procedura penale, nella parte in cui non è consentito il rito
abbreviato in presenza di contestazioni suppletive in dibattimento.
Nel processo in corso a Milano il premier è imputato per i presunti
fondi neri creati da Mediaset attraverso la compravendita di
diritti televisivi e cinematografici. Alla richiesta dei difensori
dell’imputato si era opposto anche il pm Fabio De Pasquale.
I giudici hanno motivato il no col fatto che i legali avrebbero
dovuto formulare la richiesta di rito abbreviato quando fu
formulata dal pm la contestazione suppletiva che ha allungato i
tempi della frode fiscale all’ottobre 2004. "La pronuncia della
Corte costituzionale – hanno aggiunto – è dichiarativa di un
diritto esistente, non è una generale rimessione in termini" per
tutti gli imputati che vogliono chiedere il rito abbreviato.
Quanto all’assenza di Berlusconi, ai magistrati è arrivata una
comunicazione con cui il presidente del Consiglio ha detto di
rinunciare espressamente alla sua presenza in aula stamani e che,
quindi, l’udienza può procedere anche in sua assenza. Il premier
spiega anche che era sua intenzione rendere dichiarazioni
spontanee, ma che i suoi legali gli hanno spiegato che questo
sarebbe stato "processualmente inaccettabile", in quanto vi sono
tuttora delle attività istruttorie in corso. Nel testo il premier
fa riferimento ad "accadimenti sopravvenuti e ben noti" che hanno
notevolmente modificato la sua agenda.
L’udienza di oggi è la prima dopo la bocciatura del lodo Alfano da
parte della Corte costituzionale.
processi che coinvolgono Silvio Berlusconi: quello sui diritti
televisivi di Mediaset. Il premier, con una lettera, ha spiegato
che i suoi impegni gli impedivano di presenziare in aula. Ma la
mossa più importante è quella fatta da uno dei suoi difensori,
Niccolò Ghedini: il legale ha chiesto di riaprire i termini per
valutare l’eventualità di ricorso al rito abbreviato. Anche a
dibattimento iniziato, come nel caso in questione. Dopo una breve
camera di consiglio i giudici della prima sezione penale hanno
respinto la richiesta.
L’iniziativa di Ghedini è stata formulata sulla scorta della
sentenza della Corte Costituzionale che aveva giudicato
parzialmente illegittimi gli articoli 517 e 516 del Codice di
procedura penale, nella parte in cui non è consentito il rito
abbreviato in presenza di contestazioni suppletive in dibattimento.
Nel processo in corso a Milano il premier è imputato per i presunti
fondi neri creati da Mediaset attraverso la compravendita di
diritti televisivi e cinematografici. Alla richiesta dei difensori
dell’imputato si era opposto anche il pm Fabio De Pasquale.
I giudici hanno motivato il no col fatto che i legali avrebbero
dovuto formulare la richiesta di rito abbreviato quando fu
formulata dal pm la contestazione suppletiva che ha allungato i
tempi della frode fiscale all’ottobre 2004. "La pronuncia della
Corte costituzionale – hanno aggiunto – è dichiarativa di un
diritto esistente, non è una generale rimessione in termini" per
tutti gli imputati che vogliono chiedere il rito abbreviato.
Quanto all’assenza di Berlusconi, ai magistrati è arrivata una
comunicazione con cui il presidente del Consiglio ha detto di
rinunciare espressamente alla sua presenza in aula stamani e che,
quindi, l’udienza può procedere anche in sua assenza. Il premier
spiega anche che era sua intenzione rendere dichiarazioni
spontanee, ma che i suoi legali gli hanno spiegato che questo
sarebbe stato "processualmente inaccettabile", in quanto vi sono
tuttora delle attività istruttorie in corso. Nel testo il premier
fa riferimento ad "accadimenti sopravvenuti e ben noti" che hanno
notevolmente modificato la sua agenda.
L’udienza di oggi è la prima dopo la bocciatura del lodo Alfano da
parte della Corte costituzionale.
fonte,
repubblica.it
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