Conte si nasce

Conte si nasce. E lui lo “nacque“, per usare le cifre del grande Totò.
Ciò che ha dimostrato l’ormai ex premier Conte in questi giorni di fuoco è stata la fermezza istituzionale del suo ruolo di presidente del Consiglio.
Con buona pace di tanti e tutti. In primis di Salvini. Il noto “cazzaro verde” ha ricevuto più uno schiaffo morale durante il discorso di Conte al Senato.
Conte non ha avuto peli sulla lingua, ma ha confermato la sua impostazione atarassica e socratica.
Non ha badato a spese: “Non abbiamo bisogno di persone e uomini con pieni poteri ma che abbiano cultura istituzionale e senso di responsabilità.”

Basterebbe questa frase per atterrare qualsiasi difesa che Salvini possa ergere per arginare il danno che, lui stesso, ha creato.
In secundis, e dopo poco più di anno di governo, Conte ha sbeffeggiato i giornaloni e le Tv a edicole e a reti unificate, confutando con i fatti tutte le critiche a lui rivolte: da burattino di Di Maio e Salvini, a marionetta, a presidente senza attributi.
Ora i comunicatori seriali tacciono e fanno finta di non ricordare, perché è davvero difficile negare l’evidenza.

L’evidenza che, probabilmente, Conte è il miglior premier degli ultimi anni. Certo, dopo aver avuto i Berlusconi, i Monti, i Renzi, la si vince facile. Eppure facile non è stato gestire un Governo gialloverde, così eterogeneo e scomposto.
A Conte ha giovato anche, e soprattutto, non essere ufficialmente allineato con nessun partito. Neanche con i 5 Stelle. Essere degli outsider ripaga sempre, poiché si è liberi di scegliere.
Le certezze dopo questa crisi di Governo sono pochissime. Forse l’unica è che l’Italia necessita di stabilità.
La stessa stabilità che ha avuto Conte nel gestire questi mesi concitati e questi giorni di fuoco.
Conte conta, ma soprattutto si nasce.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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