“Divisa et impera”: tutte le divise dei presidenti

E’ inutile. Il fascino della divisa ha da sempre ammaliato i politici che non hanno mai evitato di esporla nelle più disparate occasioni ufficiali. Occasioni dove l’attenzione dei media era abbastanza alta.
L’ultimo caso ha riguardato i ministri Salvini e Bonafede, che hanno indossato le uniformi: il leader del Carroccio per l’arrivo di Cesare Battisti a Ciampino, il ministro della Giustizia all’ingresso del carcere milanese di San Vittore.

Qualche giorno fa Renzi ha bacchettato Bonafede, via Twitter, per aver indossato la divisa della polizia penitenziaria. Ha fatto bene?
Ni. Sarebbe stata una critica dovutamente perfetta. Peccato che, anche il boyscout di Rignano, abbia (ab)usato la divisa nel 2015 a Beirut per una visita istituzionale in Libano. Molte sono state le discussioni a riguardo della possibilità, o meno, per i politici, di indossare le divise. Di seguito, cercherò di trattare, in estrema sintesi, le diverse inesattezze che girano ancora in rete (e non solo).

  • Non esiste regolamento che disciplini l’obbligo e/o il
    divieto della divisa per i politici. Chi vuole la indossa;
  • Il luogo e/o le circostanze sono ininfluenti. Che sia Ciampino o Beirut, i rischi attentati si riducono alla soglia minima di allerta con il servizio di intelligence e di sicurezza. Oltretutto, se in una zona c’è il rischio di attentati, non si organizzano parate/sfilate/Leopolde/primarie del PD (a meno che non si ha come ministro dell’Interno Alfano…ebrezza che l’Italia ha già provato);
  • Un’altra panzana che “gira” al momento è il fatto che ad un evento ufficiale in un contingente militare, sia obbligatoria la divisa: balle. L’obbligo di divisa, in un evento ufficiale, è previsto per i militari/forze dell’ordine. Non per i politici. Se dovessimo applicare la logica dell’obbligo della divisa in un evento ufficiale con contingente militare, tutti i ministri dovrebbero indossarla il 2 giugno per la parata della Forze armate.
  • la “divisa” per un premier, o un ministro, è (al massimo) la fascia tricolore. Niente di più.

Putroppo siamo nella solita “zona grigia” all’italiana: i politici possono, come non possono, indossare la divisa. E’ a loro sensibile discrezione. E nell’era social della comunicazione politica la “discrezione” va a farsi benedire.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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