Altissima (di prezzo), capitalissima (perché testimonial esplicito del sistema capitalistico più sfrenato), nullissima (perché rappresenta il vuoto cosmico in senso figurato e, chissà, magari anche in senso letterale). Al di là dell’ironia (dovutissima, ma a tratti eccessiva) sul caso “acqua Ferragni“, sarebbe doveroso soffermarsi e chiederci dove la società dei consumi ci ha ormai condotti.
È ormai evidente quanto l’era dei social abbia plasmato non solo il modo di intendere la comunicazione, ma soprattutto il mondo del mercato globale. Mercato, quest’ultimo, che si fonda sul vuoto cosmico di chi, i social, li vive e ci guadagna. Basti pensare al nullismo culturale portato avanti da Rovazzi: licenza media e buone capacità di video editing lo hanno portato alla ribalta nazionale, tanto da riuscire a fare un film (prodotto guarda caso da Disney, il mostro capitalistico più attuale).
Ecco, tale modello si può applicare al caso ultimo della Ferragni: il vuoto cosmico al servizio del Capitale, tanto asservita ad esso da far pagare immotivatamente 8€ per un bene primario dell’uomo come l’acqua.
Alla signora Ferragni ed al damerino Rovazzi si potrebbe applicare la frase che Roger Waters ha dedicato lo scorso anno a Zuckerberg: “è un co****ne miliardario senza cervello“.
Infine, più che criticare la Ferragni in quanto tale, bisognerebbe riflettere sulle motivazioni che spingono centinaia (migliaia?) di persone ad acquistare il “prodotto” da lei brandizzato. Per farlo occorrerebbe un nuovo Karl Marx, che ci spieghi e ci indichi quale nuovo paradigma ha portato la trasformazione del capitalismo come l’abbiamo finora concepito, oggi mutato in qualcosa di più terrificante.