SAN PIETRO VERNOTICO – Riceviamo ed interamente pubblichiamo il comunicato stampa a firma di Luigi Epifani, studente universitario di “Scienze politiche”, in risposta a quanto enunciato dal comitato per il SI sul tema de referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre:
“Ho letto con attenzione il comunicato del comitato del SI di San Pietro Vernotico, che elenca una serie di ipotetiche criticità del nostro assetto istituzionale.
Innanzitutto, il problema principale sembra essere il ping-pong tra Camera e Senato che rallenta l’approvazione delle leggi. Per giustificare la riforma, dunque, si fa il paragone con altri sistemi costituzionali; poi si accomuna D’Alema al 5 Stelle e si afferma che la “democrazia entra in crisi e con essa il paese, quando le regole non consentono a chi è stato scelto di governare”. Tutte teorie affascinanti, che poco mi appassionano per la verità e che non trovano un collegamento reale e concreto con la revisione costituzionale.
Credo sia fondamentale ricordare che la riforma nasce su iniziativa del Governo e viene approvata da un Parlamento dichiarato incostituzionale a causa di una legge elettorale (Porcellum) che ha alterato il principio di rappresentatività democratica. Ciò significa che alle elezioni del 2013 il PD (partito di maggioranza relativa) aveva ottenuto il 25%, circa 180 seggi. Grazie alla legge elettorale gliene sono stati assegnati quasi il doppio e con questi (150/160 seggi in più, assegnati abusivamente) hanno riformato la Costituzione.
Ovviamente non si sono limitati a questo. Non potendo utilizzare la questione di fiducia sulle riforme costituzionali (quindi non potendo ricattare il parlamento in quel modo) hanno utilizzato altri strumenti, quali il “super-canguro” (soffocando dunque la discussione parlamentare), oppure la sostituzione di 15 membri del loro stesso partito dalla commissione affari costituzionali, in quanto avevano invocato la libertà di coscienza sulle riforme. In poche parole avevano rifiutato di obbedire al capo del partito e di Governo. Già questo basterebbe per definire questa una riforma eversiva, pericolosa ed autoritaria.
Entrando nel merito vorrei rispondere punto su punto all’onorevole Mariano ed al suo comitato e mi duole farlo dietro un pc ma purtroppo continua a rifiutare qualsiasi tipo di confronto.
Si dice che il Parlamento è troppo lento a causa del bicameralismo perfetto.
In sintesi, l’attuale sistema di formazione di una legge prevede che lo stesso testo deve essere votato prima alla Camera e poi al Senato. Se la seconda Camera propone e approva delle modifiche, quel testo deve ritornare alla prima Camera ed essere rivotato, sino a che entrambe non avranno approvato lo stesso testo. Ciò che si lamenta è il rimpallo da una Camera all’altra, rendendo lento e complesso il procedimento legislativo. Questa teoria (tale è) è smentita dai numeri, in particolare dallo studio degli uffici parlamentari dal quale è possibile constatare che il cosiddetto ping pong tra Camera e Senato riguarda circa il 23% delle leggi, mentre è irrisoria la percentuale delle leggi approvate con più di tre passaggi. Quindi è assolutamente falso il mito del rimpallo tra le due Camere, anzi in realtà questo sistema permette di intraprendere due procedimenti legislativi contemporaneamente (uno alla Camera, l’altro al Senato, dopodiché si “scambiano” le leggi e per il 75% dei casi la seconda votazione è in realtà una “ratifica”).
Nel caso in cui dovesse passare la riforma, invece, avremo un Senato composto da 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica e 95 nominati dai Consigli Regionali e rappresenteranno dunque i partiti e non le istituzioni territoriali. Ciò sarebbe in contrasto con l’articolo 1 della Costituzione, cioè con il principio che la sovranità appartiene al popolo che implica una elezione diretta di coloro che esercitano il potere legislativo.
Il nuovo Senato infatti manterrà il potere legislativo su diverse materie (quindi con l’eventuale rimpallo), mentre per tutte le altre materie sarà la Camera ad approvare le leggi ed il Senato potrà apportare delle modifiche che la Camera deciderà se accettare o meno. Quindi l’ultima parola spetterà alla Camera. Secondo il nuovo testo però per alcune materie il Senato “deve” esprimersi, in altre “può” esprimersi. Pertanto: in alcune può esprimersi entro 30 giorni, in altre entro 10 giorni; in alcune si esprime a maggioranza assoluta, in altre a maggioranza semplice; poi la Camera supera il parere del Senato a maggioranza assoluta o a maggioranza semplice.
Questo comporterà che ci saranno una decina di procedimenti per la formazione di una legge, mentre oggi ne esiste solo uno. Quindi prima di fare una legge bisognerà verificare in quale materia interviene e scegliere dunque il procedimento più idoneo. Questo caos viene aggravato quando una legge intreccia più materie (sono diverse) e c’è la necessità di comprendere quale procedimento utilizzare. In questo caso è stato previsto che decideranno i Presidenti di Camera e Senato di comune accordo. Nel caso in cui non dovessero accordarsi si farà ricorso alla Corte Costituzionale.
Questo è il superamento del bicameralismo perfetto, la tanto decantata semplificazione!
Sull’ Italicum: prima il Governo ci ha messo la faccia imponendo la fiducia (Mussolini docet), adesso sono pronti a cambiarla. da un lato per recuperare i voti della minoranza del partito dall’altra per evitare di far vincere le prossime elezioni al 5 stelle. C’è da dire che l’Italicum è attualmente in vigore ed è una legge che produce lo stesso vulnus di rappresentanza del Porcellum. Basti pensare che una forza politica che prende il 25% dei voti, potrà attraverso il ballottaggio raggiungere il 54% dei seggi in Parlamento. Cioè una minoranza del Paese avrà la maggioranza in Parlamento. Ciò significa che il voto dato al partito vincente, varrà quattro volte in più del voto dato agli altri partiti. Alla faccia del voto libero ed eguale.
Altro elemento che si porta avanti è che “tutti i maggiori paesi del mondo, tutte le democrazie più progredite (U.S.A., Gran Bretagna, Germania, Francia ecc..), hanno regole istituzionali che consentono di avere governi forti.” Io con umiltà consiglierei di controllare il funzionamento degli altri Stati prima di fare simili dichiarazioni.
Negli Stati Uniti ad esempio (che non è lo Stato democratico per eccellenza a mio avviso) il Presidente è democratico, mentre il congresso è repubblicano ed Obama non riesce ad approvare la legge restrittiva sulla circolazione delle armi perchè non controlla il Parlamento: il parlamento gli è ostile!
Ci sarebbe tanto da discutere, da chiarire e spero che gli amici del Comitato del SI cambino idea e decidano di confrontarsi sul merito della riforma. Quel confronto che purtroppo il partito di maggioranza ha negato e soffocato durante la discussione parlamentare!”