Roberto Saviano: il suo “asettico” 2015

Parliamoci chiaro. Roberto Saviano è forse uno dei pochi intellettuali italiani non solo ancora in vita, non solo giovane, non solo ancora “attivo” nonostante viva sotto scorta, ma sopratutto essenzialmente libero da logiche di lobbie, di potere e di fattezze politiche.
Come un intellettuale dovrebbe essere. In un periodo storico e culturale italiano, in cui scarseggiano con un drammaticità sempre crescente le “figure da seguire”, le “icone” di una vita culturale costituita da valori intransigenti ed imparziali, la sua persona, le sue idee, il suo operato sono quanto mai essenziali.
E’ stata la sua libertà di scrittore che lo ha chiamato a scrivere ed a involontariamente generare il fenomeno “Gomorra”. Suo malgrado.
E’ stata la sua libertà a denunciare negli anni i fenomeni mafiosi e criminosi e denunciare apertamente non soltanto il sistema alla base di Mafia Capitale ma anche i politici collusi con tale tipo di “collaborazione”.
E’ stata la sua libertà a denunciare il conflitto di interessi ed a chiedere le dimissioni della ministro Boschi a riguardo del decreto salva banche. Esternazione, quest’ultima, che gli è costata l’inserimento del suo nome nella lista nera renziana durante la convention presidenziale (detta Leopolda). Perché è così che agisce un intellettuale, perché è sua natura essere indipendente da ogni tipo di logica affaristica, strumentale e convenzionale. “Quest’anno celebriamo Pasolini e poi il presidente del Consiglio si permette di attaccare Roberto Saviano, uno dei pochi intellettuali che ci rimangono“, ha ricordato Marco Travaglio in un’intervista. Verissimo.
Pertanto, quando Roberto Saviano torna in televisione, per gli italiani liberi, democratici attenti alle problematiche del Paese, è sempre un gradito ritorno. Sempre che non deluda le aspettative.
Benché la spazio offerto allo scrittore sia stato essenzialmente in territorio neutrale (Focus Tv), Saviano ha tenuto per tutto il tempo dei suoi vari interventi l’atteggiamento del “politicamente corretto”.
Buona l’apertura su Isis. Dovendo parlare del 2015 riassumendone tutti gli eventi che lo hanno contraddistinto era inevitabile non richiamare l’attenzione sulla violenza e terrorismo. I problemi della trasmissione si sono avuti con l’introduzione del primo ospite: Jovanotti. Che ben poco ha attinenza con politica estera, visto e considerato che più che un cantautore impegnato è un Dj. Intrattiene bene. Nulla di più e nulla di più lontano dall’intellettualità vera. Non si chiede di invitare uno dei cantautori più impegnati, Francesco De Gregori (che, conoscendolo, avrebbe repentinamente declinato l’invito), ma un cantante più avvezzo allo schermo avrebbe probabilmente accettato. Battiato, Mannoia, Vecchioni, Bollani, Pelù (solo per citarne alcuni, ma se ne possono aggiungere volentieri altri) avrebbero avuto sicuramente qualcosa in più da dire a riguardo.
Da lì in poi è stata un’analisi, quella di Saviano, tutta puntata sulle vicende internazionali, che nazionali: migranti, social media, paralimpiadi. Solo brevi video di 30 secondi dedicati al funerale Casamonica. E’ stato solo questo il 2015 italiano o avrebbe potuto analizzarlo nel dettaglio? Sicuramente il Roberto Saviano, quello che conosciamo, lo avrebbe fatto senza problemi. Non quello dello schermo. Chi è abituato a seguire quasi quotidianamente lo scrittore sia sul suo sito personale che su facebook e twitter ha probabilmente respirato un’aria straniante e fin troppo “asettica” nell’analizzare il 2015. Anno in cui l’Italia ha visto ben poche luci ma fin troppe ombre. Disoccupazione, caso Expo, Mafia Capitale, caso De Luca, caso Boschi. Sono queste alcune delle tematiche cruciali che il Paese ha affrontato e che lo scrittore stesso ha trattato in altre sedi e senza limiti di sorta. La stessa libertà avrebbe però potuto utilizzarla nell’intervento televisivo del 28 dicembre. Il 2015 non è stato purtroppo solo paralimpiadi o esuberanza da socialnetwork. I lettori assidui dell’autore di “Gomorra” e “Zero Zero Zero” avrebbero sicuramente voluto sentire molto di più, nel suo elegante e profondo stile. Saviano lo sa fin troppo bene. Ma non in tv a quanto pare. Peccato.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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