Di Andrea Scanzi scrittore si potrebbe affermare ciò che disse Cesare Pavese a riguardo di Italo Calvino: “è uno scoiattolo della penna”.
Dalla narrativa, alla saggistica. Dalla musica, al vino. Dallo sport, alla politica. Andrea Scanzi ha, negli anni, sperimentato diversi tipi di scritture con un approccio sempre differente dovuto alle esigenze dettate dal tema trattato che lo ha visto “indossare” divergenti tipi di registri linguistici. Nonostante tutto, anzi forse proprio in virtù di questo aspetto poliedrico ed eclettico, il giornalista aretino ha dimostrato di possedere una scrittura flessibile, rapida, sempre in movimento, capace di adattarsi a diversi mondi ed a diversi modi di pensare, criticare, riflettere. Per questo l’assonanza della definizione pavesiana non è poi così lontana.
Dopo averci regalato due ottimi romanzi (“La vita è un ballo fuori tempo” e “I migliori di noi”) Andrea Scanzi torna con il tema che più lo ha reso noto in ambito nazionale: la critica politica.
“Renzusconi” edito da PaperFirst, la piccola ma coraggiosa casa editrice de “Il fatto quotidiano”, è un ottimo “memorandum” su ciò che è stato Matteo Renzi negli ultimi anni e gli effetti che ha portato: dal renzismo al renzusconismo, per l’appunto.
Il giornalista del Fatto, nel ripercorrere dettagliatamente ma con forte ironia il percorso politico del boyscout di Rignano, dimostra quanto sottile sia la differenza fra il maestro (Silvio Berlusconi) ed il suo allievo (Matteo Renzi), il quale ha da sempre cercato di emulare le gesta del Cavaliere di Arcore. Soprattutto nel modo di comunicare.
I capitoli del saggio sono suddivisi in tre tempi teatrali: primo tempo, intervallo, secondo tempo. Suddivisione che è congeniale sia per lo stile, molto narrato, di “Renzuscon” che per la nuova genesi artistica dello stesso poiché è da poco divenuto uno spettacolo teatrale.
Il libro inoltre narra non solo le “perle” enunciate da Renzi a mezzo stampa, ma dedica una buona parte ai suoi seguaci più fedeli ed abnegati. Il capitolo in questione ha già solo nel titolo del geniale: “Undici piccoli renziani”. In questo intervallo ci sono tutti: Fiano, Fusani, Guerini, Lavia, Morani, Nardella (immancabile), l’indefesso Orfini, Prestipino, Richetti, Romano, Testa e la Picierno. La Picierno forse no.
In definitiva, “Renzusconi” è uno dei migliori esempi di sapiente saggistica degli ultimi tempi. Considerato l’acceso momento politico italiano, la sua lettura rappresenta il modo più adatto per affrontare la campagna elettorale al fine ricordare la pochezza politica (e non solo) di un “allievo ripetente che (non) superò il maestro”.