di MARCO MARANGIO
SAN PIETRO VERNOTICO – Unire per formare. Questo l’obiettivo che si è prefisso un nutrito gruppo di ragazzi sanpietrani che, riuniti da Cristian Iacobazzi, leader dei Kaya Killa, hanno potuto condividere le loro esperienze sotto il segno della Black Music.
Luogo d’incontro è stato un bar allestito a tema il “Bar Jamaica” in via Sant’ Antonio. Provenienti dai paesi limitrofi, dalla provincia sia di Lecce che di Brindisi, il rendez-vous ha avuto successo e nel giro di poche ore il bar si è riempito di giovani amanti di musica reggae ed hip pop.
“Ho voluto che ci incontrassimo qui – spiega Iacobazzi – perché credo sia l’unico modo per incontrare i ragazzi che da poco hanno deciso di intraprendere questa via musicale. E’ una circostanza in cui possiamo darci a vicenda consigli ed opinioni, considerato il fatto che Kaya Killa, sono gli unici che hanno un contratto con una major. Stiamo infatti uscendo adesso con un film, tra poco uscirà anche un importantissimo progetto con gli Apres la Classe e, tra l’altro, a breve uscirà un disco la cui produzione è firmata Sud Sound System.”
Un punto di ritrovo, così come spiegato da Iacobazzi, che tende soprattutto ad unire i ragazzi che, provenendo dai paesi limitrofi, come Cellino e San Donaci, non hanno un appoggio.
“Quando si inizia questo tipo di carriera – continua il leader Kaya Killa – la credibilità è sempre troppo bassa. L’opinione pubblica non incentiva i ragazzi a crescere in questo campo, perché troppo spesso si è vittima dei pregiudizi. In genere, nel campo artistico si hanno sempre dei problemi di questo tipo e la società costringe troppo spesso a fare quel che non si vuole. La società vuole che si lavori, che si raggiunga l’ufficio di mattina, che si abbia uno stipendio fisso al mese. Sono tutte cose che un artista non può avere. L’unica cosa che ha a disposizione è la fiducia in se stesso e nel proprio talento. Bisogna stringere i denti ed andare avanti. La difficoltà non si trova soltanto qui a San Pietro Vernotico, ma in tutta Italia. Le tasse, come la Siae, sono diventate altissime. Nel resto d’Europa ha dei costi abbordabili, ma qui in Italia risultano ancora salatissime”.
Gran parte delle difficoltà, esprime Iacobazzi, si hanno nella suscettibilità delle persone che, dall’esterno, non vedono di buon occhio quanto prodotto dalla musica reggae o hip hop.
“Soltanto quando si ha un contratto come il nostro, o quando si ha maggiore visibilità vieni considerato leggermente. Ma soltanto dopo. Altra nota negativa è il pensiero sbagliato sulla Black Music. Molti attribuiscono, a questo genere di musica, la droga e altre sostanze simili. Io faccio Black Music, ma questo non vuol dire che faccio uso di sostanze stupefacenti. Proprio per questo motivo abbiamo fatto una campagna di sensibilizzazione, in unione con l’assessorato alla Pubblica Istruzione, in cui attraverso una serie di eventi chiamati “Drogatevi di Musica” abbiamo cercato di far vedere ai ragazzi delle scuole superiori quanto la musica di per sé è già divertimento allo stato puro, senza fare uso di qualsiasi sostanza”.
Un incontro che si è rivelato, non solo unico nel suo genere, ma soprattutto produttivo e formativo per i ragazzi che amano addentrarsi in questo genere musicale, con la speranza che possa anche movimentare il mondo giovanile sanpietrano, troppe volte abbandonato a se stesso.
Senzacolonne 19/02/2011