La macchinazione: lacrime di petrolio

Genere: Drammatico
Attori: Massimo Ranieri, Libero de Rienzo, Roberto Citran, Milena Vukotic, Matteo Taranto
Regia: David Grieco
Anno: 2016
Durata: 100 min
Musiche: Pink Floyd
Voto: ***

1975. Pasolini sta ultimando il montaggio del film “Salò o le 120 giornate di Sodoma” e scrive “Petrolio”, il “libro nero” sugli intrecci ed i putridi piani del potere economico e politico italiano; una trappola letale lo attende all’Idroscalo di OstiaLa regia di Grieco è minimale e digiuna di inutili virtuosismi cinematografici per puntare i riflettori sul pensiero e, in particolar modo, sulle vicende legate alla morte dello scrittore. Il regista, amico e assistente di Pasolini, crea un ordine tra i vari tasselli del complesso mosaico; Grieco osa esporre, lambiccando la mente, un’ipotesi verosimile sull’omicidio. Le pizze rubate di Salò, i 5 DNA riscontrati sul luogo del delitto, testimonianze e prove materiali si incastrano perfettamente nell’evoluzione della storia. L’abilità del regista è stata dunque quella di rabberciare ed interpretare con logica i fatti, guidato dalla bramosia di verità. Nell’intreccio fatale, Eugenio Cefis (ex presidente Eni) è il fulcro e il fondatore della loggia massonica P2 sospettato da De Mauro, Staimetz e Pasolini come il responsabile dell’attentato ad Enrico MatteiPrende forma da questi alti centri del potere economico e politico la necessità di azzittire, attraverso la banda della Magliana ed i “Ragazzi di vita”, gli intellettuali scomodi. Pasolini all’epoca scriveva “Petrolio”, influenzato dalla lettura del libro apocrifo “Questo è Cefis” di Steimetz, quello che sarebbe dovuto diventare un romanzo-monstruum. Dai frammenti rimastici lo scritto cerca di dare un senso, con l’inconfondibile stile “porno-poetico” pasoliniano, ai misteri italiani che riguardano il potere economico, le stragi e i complotti della nostra Italietta. Il film incarna le riflessioni di Pasolini sulla borghesia. La rozzezza del pensiero intellettuale borghese viene elargito nella scuola come se fosse la legge morale apodittica ed imprescindibile. Il moralismo crea delle scelte, dei canoni: ossia un conformismo che purtroppo non ha dettami (perché teoricamente li nega), ma che non è per questo meno rigido. La scuola, dalla fine degli anni cinquanta (ed oggi più che mai) è diventata una catena di montaggio dove ogni componente di pensiero culturale, artistico e religioso viene assemblato neurone per neurone. La macchinazione non è solo quell’apparato statale-mafioso che ha eliminato l’intellettuale ma è anche un intero processo di fabbricazione (trainato dai “Troya”) che ci riguarda tutti, volto a renderci uguali, volto ad assuefarci per darci il minimo indispensabile per la sopravvivenza e tener a bada così un potenziale animo rivoluzionario: gli italiani sono “animali imborghesiti” da macello. La pellicola ci spiega come quel “fascino discreto della borghesia”, con il suo perverso gusto per il possesso, ha schiavizzato un’intera società. Questa condizione ci proclama portatori di un “dolore sconosciuto”, portiamo in giro noi stessi come in un sacco dentro cui è rinchiuso ed imbavagliato il nostro Io: manifestazione questa più fascista del fascismo stesso. Ranieri in splendida forma conferma le sue doti recitative teatrali e si immedesima nei panni attillati del poeta con eleganza e rispetto. Montaggio a tratti alla “Pulp Fiction”, musica sublime dei Pink Floyd (ben lieti di partecipare al film) che aleggia con grazia tra le strade di Roma. Nel lungometraggio Pasolini è associabile al Cristo, consapevole della sua morte imminente e di chi lo tradirà, Pelosi sarà il suo Giuda. Questo film, insieme a “Pasolini” di Abel Ferrara, completa l’affresco moderno sul poeta; sono due visioni diverse e complementari, il Pasolini di Ferrara è onirico e metafisico, quello di Grieco più terreno e mortale. Suggestiva la “pioggia nera”, il “nerolio” che come lacrime, e tra il chiasso assordante delle pompe petrolifere, scorre sul cadavere smunto del Cristo.

“Solo chi ti ama ti tradisce.” Pasolini (Massimo Ranieri)

Michele De Lorenzo

Ingegnere meccanico, accanito cinefilo, appassionato di letteratura, filosofia e musica.

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